Al 64° Festival di Cannes grandi vecchi e nostalgie vintage, da Woody Allen a Bernardo Bertolucci, dal film inaugurale Midnight in Paris, lezioso ma gradevole, alla Palma d’Oro alla carriera del regista di Ultimo tango a Parigi, lo sguardo è soprattutto al passato. Il cineasta newyorkese, infatti, designa Owen Wilson come uno strano tipo di Cenerentola letteraria al contrario: è uno sceneggiatore hollywoodiano con ambizioni da scrittore il suo Gil Pender, allo scoccar della mezzanotte vede, a Parigi (dove è in vacanza), arrivare un auto d’epoca. Dentro ci troverà T.S. Elliot, Scott e Zelda Fitzgerald, Cole Porter, il suo idolo Hemingway. Incontrerà Picasso, Buňuel e Dalì (Adrien Brody, esilarante). Le ore della notte lo accompagneranno nella sua Golden Age, la Parigi anni ’20, che rimpiange perché annoiato dal presente. Ricorda il passato ma pensa al futuro Bertolucci, emozionato per la sua prima Palma d’Oro che dedica il premio “a tutti gli italiani che hanno ancora il coraggio e la capacità di indignarsi”. Presente qui a Cannes Classic con Il conformista restaurato dalla Cineteca di Bologna, “così bene che mi sa che chiedo loro di restaurare anche me!”, ribadisce che il prossimo lavoro sarà tratto da un racconto di Ammaniti e sarà in 3D. “Me ne sono innamorato dopo aver visto Avatar e mi sono detto: deve essere esclusivo appannaggio di fantascienza e horror? Pensate a Persona o 8 e ½ in 3D!”.
Boris Sollazzo
Boris Sollazzo è il vicedirettore di The Hollywood Reporter Roma. Cronista e critico cinematografico da 25 anni, ha scritto per le più importanti testate cartacee e non italiane e ha collaborato con alcuni dei maggiori festival internazionali (Venezia e Locarno), dirige il Linea d'Ombra Festival di Salerno, è consulente de La valigia dell'attore, dedicata a Gian Maria Volonté, e ha scritto sei libri. Ha tre ossessioni: il Napoli (e Maradona), il cinema e le grandi biografie storiche. È il padre orgoglioso di Carlo e Bruno.