James Picard è un nativo americano reduce della seconda guerra mondiale che soffre di mal di testa atroci e altri disturbi fisici che lo inducono a chiedere aiuto presso il Topeka Military Hospital, dove gli viene diagnosticata una sindrome schizofrenica. Grazie all’aiuto dell’antropologo e psicanalista francese Georges Devereux, Jimmy P. riuscirà a trovare la strada per la guarigione.
Arnauld Desplechine racconta la storia di questa rinascita basandosi sugli scritti dello stesso Devereux e con a disposizione una coppia d’attori d’eccezione come Benicio Del Toro e Mathieu Amalric. Purtroppo il risultato finale è imbarazzante, tanto che c’è da chiedersi perché in Italia si debba polemizzare su ogni titolo nostrano in concorso a Venezia, se il buon vecchio Festival di Cannes si permette di presentare al mondo un film tanto povero.
Regia terribile, errori da dilettante allo sbaraglio, montaggio sconnesso, uso indiscriminato di una pessima colonna sonora, dialoghi basici e banali, in generale una totale mancanza di un’idea che giustifichi il racconto. Desplechine confonde le carte palleggiandosi tra l’amicizia tra culture diverse e una confusa denuncia storica e politica di cui la malattia di Jimmy diventa metafora. Purtroppo l’unica cosa che balza agli occhi è la povertà di un film che non riesce a sollevarsi neanche grazie alle prove attoriali. E se Benicio Del Toro riesce quantomeno a mantenere un contegno, Amalric è poco più di una macchietta, tra il forzatissimo accento e i gesti studiati meccanicamente e ripetuti con disarmante prevedibilità fino alla noia.
Un film sbagliato che conferma di fatto la pochezza di un regista che in patria molto facilmente è considerato autore. Francamente, difficile spiegarsi perché.
Alessandro De Simone