Ground Zero più che un luogo della memoria dovrebbe essere un tempio adibito alla riflessione, un luogo dove poter dare uno sguardo retrospettivo alla propria vita e farne un bilancio. Radere tutto al suolo e ricostruire sulle macerie di una storia umana costellata di errori e compromessi un nuovo, migliore futuro.
Spike Lee ha intuito questa ottimistica, nonostante tutto, chiave di lettura, facendo de La 25ma ora un manifesto dell’America post 11 settembre, una formula questa che ogni giorno di più deve essere interpretata come una presa di coscienza da parte del popolo americano delle colpe di cui si è macchiato nella sua breve e concitata storia, fatta di genocidi, conquiste a suon di colpi di stato manovrati dalla CIA e un’arroganza che ha portato loro solo l’odio dei popoli che sono stati maltrattati dalla smania di potere degli Stati Uniti.
Quanto diversa sarebbe stata la Storia con maggiore riflessione nei momenti più difficili, se non avessero ucciso i Kennedy e il reverendo King, se si fossero confrontati con maggiore umiltà nei confronti del resto mondo.
La 25ma ora ci consegna un messaggio molto chiaro.
l’America si trova di fronte a una seconda possibilità, non sprechiamola. Concetto che la cronaca degli ultimi mesi ha già fatto passare in cavalleria, ma che non sminuisce la grandezza di questo film che non è solo la splendida interpretazione di Edward Norton, ma di tutto il cast, diretto magnificamente da uno Spike Lee che ha ormai da tempo raggiunto una maturità cinematografica enorme, e lo dimostra girando un film intimista in una stanza abitata da dieci milioni di persone.