Ho visto cose che voi contrattualizzati non potreste neanche immaginare. Precari in fiamme al largo dei bastioni della pensione, cassa(dis)integrati per amore di un sogno rubato, padronipapponi- si chiamano così, non facciamo gli ipocriti- pagare pochi euro a pezzo un giornalista e volerlo in esclusiva. Un po’ come pretendere una prostituta tutta per sé. Ho visto giornali chiudere e altri non essere aiutati in alcun modo, per miopia verso il passato e verso il futuro. Ho visto figli di, fratelli di, mogli di, nipoti di (altro che la progenie di Mubarak), amanti di, amici di, conoscenti di, pezzi di, passare avanti a chi aveva il diritto e il dovere di scrivere e dire la sua sul mondo. Ed essere pagato per questo. E provo rabbia perché alcuni di questi “di” ce l’avrebbero fatta comunque e la raccomandazione ha stuprato il loro “merito”. Ho visto la passione incrollabile di idealisti cadere sotto la mannaia del cinismo del nostro pseudocapitalismo fatto di regole truccate e partite accomodate. Ho visto due critici con le palle scrivere un pezzo allo stadio San Paolo, perché chi é precario non ha diritto a nulla. Alla pensione, alla copertura sanitaria e infortunistica (già, a correre da una parte all’altra per qualche dollaro in più si rischia di morire) e neanche a tre ore di stadio a tifare 11 leoni vestiti d’azzurro. Ho visto un manipolo di coraggiosi scommettere su se stessi, su un progetto geniale e su un futuro diverso, piegati sotto il peso dell’ingiustizia e dei debiti. Loro che sono in credito con la vita, con il lavoro, con questo mondo (s)porco. Ho visto i vecchi soloni ridere di noi, insensibili ai loro privilegi e alle sabbie mobili che stanno inghiottendo tutti coloro che hanno meno di 40 anni e non hanno trovato posto sull’albero della cuccagna. Che i suddetti “grandi vecchi” hanno oliato ben bene perché tutti noi potessimo scivolare e non raggiungerla mai, la cuccagna. Ho visto puntare su ultranovantenni e pensare, per il ricambio generazionale, a un ottantenne. Ho visto ragazzi e ragazze lavorare gratis e dover ringraziare, essere umiliati e porgere l’altra chiappa, pardon guancia.
La mia generazione ha perso, cantava Giorgio Gaber. Ma almeno se l’é giocata, scrivo io. E mi perdoni il maestro di essermi messo sul suo stesso piano. Alla mia generazione non é stato concesso neanche di scendere in campo, è sugli spalti a godere dell’orchestrina che suona sul Titanic. Vittime siamo, ma anche carnefici. Perché se il nostro paese distrugge le sue risorse con i suoi ridicoli e volgari kapó, noi lottiamo con i nostri pari nel fango che ci bagna e ci sporca. Preferiamo la guerra tra poveri, fatta di invidie, maldicenze e vittimismo, a un conflitto più nobile, contro il Potere prostituito, pardon costituito. Ecco precario diario, ti ho scritto per distrarmi un po’. E per dirti che c’é una squadra, quella di The Cinema Show, che questo campionato truccato lo gioca lo stesso, e fa spettacolo perché e formata da tanti Maradona e tanti Zeman. E pazienza se io sono solo il loro Saber, sono fiero di giocare al loro fianco. E allora, fosse, pure la mia partita d’addio, cazzo, la giocherò alla morte.
Boris Sollazzo