Scarlett Johansson è probabilmente la più grande promessa cinematografica degli ultimi anni. Per quanti hanno seguito il suo percorso, già in L’uomo che non c’era dei Coen riusciva a mantenere la scena nonostante il confronto con un colosso della recitazione come Billy Bob Thornton e Lost in Translation di Sofia Coppola l’ha definitivamente consacrata attrice di prim’ordine. Adesso, in questo La ragazza con l’orecchino di perla, Scarlett fa ruotare intorno a sé un intero universo e tutto il film si regge sulla sua interpretazione.
La sua Griet, timida e silenziosa, non può ricorrere alla parola per esprimere i sentimenti che prova: l’epoca storica e il contesto in cui il film è ambientato non lo consentono. Allora ecco che Scarlett affida tutto al suo viso dolce, enigmatico e sensuale, al suo giovane sguardo intriso di curiosità, a movenze del corpo misurate e puntuali.
Una donna al centro de La ragazza con l’orecchino di perla
La ragazza con l’orecchino di perla racconta una storia di disarmante sensualità, un’attrazione impossibile da assecondare, persino da confessare, un gioco di sguardi e respiri che si avvicinano, si intrecciano e subito fuggono l’uno dall’altro.
Colin Firth nei panni del celebre Vermeer è piuttosto granitico, di certo ha avuto momenti migliori nella sua carriera, ma tutto questo non fa che accrescere il mistero e l’alone di distacco e austerità del suo personaggio e finisce con il lasciare maggiore spazio alla leggiadra figura di Griet, una ragazza forte e alquanto emancipata, una donna che si permette di capire l’arte e la cultura, che si prende i suoi piaceri e le sue rivincite sulla figlia del pittore (salvo poi pagarne lo scotto), una che rivendica la propria sensibilità nonostante le umili origini.
La luce: il fulcro delle opere di Vermeer
La messa in scena è scarna, ma efficace: quasi tutto il film si svolge all’interno della casa dell’artista, tra fasci di luce e angoli in penombra, alla luce di candele e al brillare di gioielli. I personaggi di contorno sono efficaci, in particolare Essie Davis nei panni della capricciosa e stupida moglie di Vermeer, e Judy Parfitt in quelli dell’austera e algida calcolatrice Maria Thins.
In quasi nessuna scena tuttavia è assente Scarlett. Griet e Vermeer si girano attorno, si annusano e poi, finalmente, si sfiorano, scatenando una tempesta di emozioni e di eventi che resteranno indelebili nella mente di Griet. Per sempre, anche se è solo una modella. Anche se è solo una cameriera, una Cenerentola senza principe. Perché lei non ne ha bisogno.