Searching è un interessante esperimento cinematografico, un film interamente “mostrato” attraverso il desktop di un computer. Un film di genere, un thriller, ma soprattutto un’opera quasi antropologica, che fa perfettamente comprendere i tempi che viviamo.
Searching for life
La storia di Searching la spiega il titolo stesso. Un padre, da poco vedovo, è alla ricerca della figlia scomparsa misteriosamente. E tutte le tracce che possono portarlo a ritrovarlo sono racchiuse nella vita digitale della giovane. Chat, cronologie dei browser, cloud, transazioni bancarie, acquisti on line. Tutto quello che facciamo è registrato, in dati di diversa tipologia, che siano scritti, audio o video. Tutto a disposizione di tutti, tutto passa attraverso uno schermo, sempre meno attraverso le normali interazioni sociali.
Questo è quello che realmente conta nel film diretto da Aneesh Chaganty, che ha avuto la felice intuizione di costruirlo in un non luogo limitato, ma anche potenzialmente infinito come il desktop di un computer. Finestre che si aprono all’infinito, campi della visione che si intersecano e si sovrappongono, piani sequenza che si moltiplicano in un intelligente sistema di montaggi interni molto ben costruito.
Searching for the story
Peccato che quello che manca è la storia, o meglio, c’è ma è esile, e non sarebbe potuto essere diversamente, perché tutto deve essere pensato in funzione della particolare struttura e degli snodi di sceneggiatura che ci si può concedere restando nella verosimiglianza. Chaganty fa del suo meglio, con un paio di quasi colpi di scena interessanti, ma il limite resta e non è valicabile, a meno di non far crollare il castello di carte miseramente. Non lo fa, e gli va reso merito.
Searching, uno dei tanti futuri del cinema?
Detto ciò, è un esperimento che avrà un seguito? Probabile, ma per quanto si possa sperimentare e migliorare, fatto una volta, il gioco non è già più una novità e annoia facilmente. Le limitazioni alla macchina cinema sono tante, è un linguaggio diverso, certamente, ma non necessariamente utile per il grande schermo. Sarà che pensare alla maestosità di un dolly in campo aperto fa sempre un certo effetto. Guardare una chat di Skype dalla poltrona di un cinema molto meno.