Leigh Whannell sarà sempre ricordato dagli appassionati di cinema horror come il creatore della saga di Saw, il serial killer più complicato di un cruciverba ermetico. Negli ultimi quattordici anni, di fatto, si è goduto il successo, continuando a lavorare come sceneggiatore, sia alle avventure di Jigsaw che alla saga di Insidious, sempre creata con l’amico e sodale James Wan. Insidious 3 ha segnato il suo esordio alla regia, esperienza doppiata con Upgrade.
In un futuro non troppo lontano, una coppia si ritrova in una zona malfamata di una metropoli a causa di un malfunzionamento del navigatore dell’auto a guida autonoma. Bloccati da un gruppo di balordi, lei viene uccisa e lui resta paralizzato. Viene in suo aiuto un geniale miliardario guru dell’informatica, che gli impianta un chip nella schiena che gli permette di ricominciare a camminare. E soprattutto, di trovare gli assassini della sua compagna.
Upgrade è una piacevolissima sorpresa
Whannell, coadiuvato dall’attuale guru dell’horror Jason Blum, che produce con la sua Blumhouse, tira fuori un action thriller con un’efficace ironia gore, dall’ottimo ritmo e con un colpo di scena finale che apre a un seguito altrettanto gustoso. Un bel prodotto d’intrattenimento, in superficie. Ma scavando, neanche troppo, c’è qualcosa di più
Upgrade, l’etica vale ancora qualcosa
Whannell si pone infatti delle domande sull’utilizzo della tecnologia, e lo fa in maniera seria e intelligente, a partire dal macguffin che fa partire tutto il meccanismo. La questione è assai semplice, ovvero fino a dove si può spingere l’integrazione tra tecnologia e componente umana, e quali sono le conseguenze di questa corsa, in cui l’etica dovrebbe ancora avere voce in capitolo. Un discorso già affrontato da Alex Garland nel magnifico Ex Machina, a cui Whannell non si sottrae, confermando, se mai ce ne fosse bisogno, che il cinema di genere non è solo semplice intrattenimento, ma spesso anche un veritiero specchio dei tempi.