Progetto peculiare quello del nuovo film dell’artista Lech Majewski: raccontare La salita al Calvario di Bruegel tramite le riflessioni del critico Michael Francis Gibson (anche co-sceneggiatore). Ne esce fuori I colori della passione (spento titolo italiano per The Mill and the Cross), opera con cui il regista polacco fa entrare spettatore e artista dentro il quadro adattando i tableaux vivants alle nuove tecnologie digitali.
Tra Greenaway e video didattici in 3D, Majewski rivela la tecnica di Brugel di celare l’essenza mettendo in scena la passione di Cristo nelle Fiandre: ma il contesto dell’occupazione spagnola non ha forza, il regista preferisce la didascalia (seppur formalmente curatissima) alla teoria di Bruegel e un appassionante esempio di video-storia dell’arte diventa solo curiosa sperimentazione tecnica. E manca il cinema, inteso come idea o sentimento da comunicare. Inteso come poesia.