L’acqua del Lido di Venezia non bolle e non lava. Lo sappiamo bene noi veterani della Mostra, che per cuocere la pasta in tempi accettabili ci portiamo da casa il bollitore elettrico. Per sciacquare il sapone dai piatti in cucina e dal corpo la mattina poi ci vuole proprio un’eternità. Figuriamoci cosa può fare un’acqua del genere all’interno del corpo umano. E poi ci chiediamo perché l’abitante medio del Lido è così scortese (ovviamente è un eufemismo, i suddetti veterani lo sanno). Confidiamo nel ricambio generazionale: le acque minerali sono arrivate persino qui.
Ma c’è un altro liquido, nobilissimo perché popolare, che va alla grande in Veneto e che si beve proprio come l’acqua. Sto parlando dello Spritz.
Quando questo fresco abbeveraggio arrivò a Roma tre o quattro anni fa, fui inorridita. Venduto come sofisticato cocktail, raggiunge i dieci, a volte persino i dodici euro. E viene servito nei thumbler o nei flute da prosecco. Qui costa due euro e si beve nel bicchierone stile fast food. Colmo. E con una oliva verde gigante che ci sta benissimo. Inutile dire che a Roma sono più le sofisticazioni che lo Spritz vero. E allora, ecco come si fa in Veneto: vinaccio bianco mosso (no prosecco per giustificare il prezzo!), soda o acqua frizzante, e poi a scelta Aperol o Campari. Si può fare anche con altro, soprattutto con lo squisito Select! Non dimenticate una fetta di arancia!
Eccomi qui allora, calzata di tacco 15, su e giù per il Lungolido, verso lo storico chiosco di Studio Universal. Non si può sopravvivere alla Mostra completamente sobri, voi capirete…
Orrore e raccapriccio: già il primo giorno abbiamo scoperto che lo Spritz al “baretto Studio” è arrivato a ben 3,50 euro! Vogliamo essere ideologici? Eccome! Fate due passi in più, al chiosco successivo costa un euro in meno. La sopravvivenza si chiama così per uno scopo. E noi non vogliamo farvi bere l’acqua del Lido.
Federica Aliano