Hugh Jackman è diventato nel giro di cinque anni un sex symbol planetario e uno degli attori più richiesti di Hollywood. Merito degli artigli di Wolverine nella saga cinematografica degli X-Men, ma scorrendo il suo curriculum si scopre che il suo vero amore è il musical. Sulle tavole dei palcoscenici australiani, infatti, si è formato un attore dalle molte sfumature, come ha dimostrato al fianco della commedia romantica Kate & Leopold, al fianco della fidanzata d’America Meg Ryan.
Adesso la nuova avventura la affronta con il lungo cappotto di pelle di Van Helsing, il cacciatore di vampiri creato da Bram Stoker e che il regista Stephen Sommers ha virato in chiave steampunk, in un film che aspira a rinverdire i fasti dei monster movies classici della Universal. Di Van Helsing, e di molto altro, abbiamo parlato con l’uomo di Sydney, Hugh Jackman.
Hugh Jackman, cominciamo dalla ragione per cui hai deciso di interpretare Van Helsing.
Hugh Jackman: Ho incontrato Stephen Sommers a New York circa un anno e mezzo fa. Già prima di leggere la sceneggiatura di Van Helsing ero convinto che Stephen fosse un regista dal grande talento. Una volta letto lo script, mi sono trovato di fronte a una storia interessante e sviluppata in modo intelligente attorno ai personaggi principali.
Parliamo di questi personaggi. Stephen Sommers ha già ricreato il mito cinematografico de La mummia, questa volta ha riunito le tre icone horror della Universal: l’Uomo Lupo, il mostro di Frankenstein e Dracula. Immagino che anche per lei non sia stato facile gestire queste leggende.
Hugh Jackman: Beh, è uno sporco mestiere, ma qualcuno lo deve fare. Comunque, come ama dire anche Stephen Sommers, non chiamiamoli mostri, sono persone con dei problemi piuttosto seri. E poi, senza anticipare nulla, Van Helsing non se la dovrà vedere con tutti e tre…
Parliamo di effetti speciali. Lei è abituato, grazie ai due X-men. La lavorazione di Van Helsing le ha portato qualche novità?
Hugh Jackman: Sì, anche se sono stato fortunato. C’è una parte del film in cui devo combattere con creature completamente create in CGI, ma la maggior parte degli effetti sono stati utilizzati per le scenografie di sfondo e le integrazioni dei personaggi. Ci siamo esercitati a lungo in studio, dato che quando si lavora con personaggi od oggetti completamente creati al computer bisogna immaginare esattamente dove si trovano e cosa stiano facendo. In generale è stato un lavoro abbastanza tranquillo, la cosa più complicata l’ho fatta nella scena in cui me la devo vedere con Mr. Hyde.
Mi scusi, ha detto Mr Hyde?
Oh sì, ci ha concesso un breve cameo all’inizio del film…
A proposito di piacevoli presenze nel film, parliamo di Anna Valerious, ovvero Kate Beckinsale, a cui piace avere a che fare con i vampiri…
Kate è stata fantastica, in un ruolo non semplice. Stephen voleva una bellissima ragazza che sapesse essere allo stesso tempo vulnerabile e risoluta. Anna Valerious viene da una famiglia di secolari cacciatori di vampiri, era importante venisse fuori la forza del personaggio. In più, il suo è anche un ruolo molto fisico, e Kate ha una grande fisicità, oltre a delle grandi doti d’interprete. È stato fantastico lavorare con lei, e per me e Stephen è stato un dono del cielo, abbiamo passato molto tempo a cercare l’attrice e quando abbiamo visto lei abbiamo tirato un bel respiro di sollievo.
Halle Berry, Meg Ryan, Kate Beckinsale. Preferenze?
Hugh Jackman: Ma vuoi mettermi nei guai! Allora tanto vale che ti dica anche l’età di mia moglie!
Va bene, allora ne faccio una più semplice: la vedremo ancora nei panni di Wolverine?
Hugh Jackman: Se fossi uno scommettitore direi di sì, ma per il momento non esiste una sceneggiatura e Bryan Singer sta cominciando le riprese di un altro film. In linea di massima dico sì, anche perché credo sia difficile trovare qualcun altro che possa ricoprire quel ruolo.
Questo è poco ma sicuro. Torniamo a Van Helsing: nelle note di produzione c’è scritto che il film è ambientato a Londra, Parigi, Roma e in Transilvania. In quanti di questi luoghi siete stati, quanto è stato fatto in CGI o in studio e dove avete girato realmente?
Hugh Jackman: Alcune cose sono state fatte in digitale, altre le abbiamo girate in studio a Los Angeles, poi a Roma e a Praga, che è una perfetta controfigura di Parigi, e nei suoi dintorni.
Quanto e che tipo di allenamento fisico ha fatto?
Hugh Jackman: Van Helsing è stato un film molto fisico, e ho dovuto lavorare con i cavi sospesi, in molte scene abbiamo usato questa tecnica. Per fortuna, essendo reduce da X-men 2, quando ho iniziato il training ero già in una forma ottimale.
Che armi utilizza nel film?
Hugh Jackman: La mia preferita è una balestra, un oggetto fantastico che è stato costruito apposta per il film e che costerebbe, se fosse in vendita, circa 35.000 dollari. Funziona più o meno come un’arma automatica, ha la possibilità di caricare più dardi insieme e di tirarli in successione. Un oggetto molto cool. Poi ho delle lame rotanti ai polsi, vari tipi di pistole, rampini, crocifissi, insomma tutto l’apparato…
Stephen Sommers ha una visione molto particolare del genere horror, vi aggiunge molta ironia e azione?
Hugh Jackman: Credo che Stephen sia un eccellente regista, ha un grande senso del ritmo, è intelligente, ricco di idee e poi sul set è in grado di mettere tutti a proprio agio, dagli attori alla troupe. La crew in particolare lavora in modo entusiasta con lui, questa è una delle ragioni per cui Stephen è in grado di gestire con grande facilità dei film complicati come i suoi: lui si diverte nel farli perché il pubblico si diverta nel vederli. Francamente credo che questo sia il set su cui mi sono trovato meglio nella mia carriera.
In Van Helsing il suo più acerrimo nemico, Dracula, è interpretato da Richard Roxburg, e nel cast troviamo anche David Wenham. Immagino siate molti orgogliosi del successo che stanno avendo gli attori australiani a Hollywood.
Hugh Jackman: Sì, effettivamente è una bella sensazione, ed è stato rilassante poter lavorare con due connazionali che sono dei grandi attori e due dei miei migliori amici.
Ha contribuito al look così ‘cool’ del personaggio?
No, il merito è stato tutto della costumista Gabriella Pescucci, che è assolutamente favolosa. Sottolinea quello che sto per dire: Gabriella deve vincere l’Oscar o almeno essere nominata per il lavoro fatto su Van Helsing. Non mi è mai successo di sentirmi così in sintonia con i costumi alla prima prova, una sensazione meravigliosa per un attore. L’unico problema sono stati i cappelli.
Perchè?
Hugh Jackman: Non posso portare i cappelli. Forse ho la testa troppo piccola, o il corpo troppo grande, non lo so. Comunque, le ho spiegato il problema e Gabriella mi diceva sempre “Hugo, non ti preoccupare, ci penso io”. Dopo una trentina di prove, esasperata, ha risolto in modo geniale. Due cappelli: uno più piccolo per i primi piani e uno più grande per le scene in campo lungo. Per quanto riguarda il resto del look, l’unica cosa che abbiamo elaborato Stephen e io sono stati i capelli lunghi, anche perché piacevano molto a mia moglie.
Tre nomi: Peter Cushing, Laurence Olivier, Anthony Hopkins. Tutti e tre hanno interpretato il personaggio di Van Helsing. Come ci si sente a ricevere una simile eredità?
Hugh Jackman: Ho sempre pensato che non fosse un grande problema, perché il novanta per cento del pubblico non sa chi sia Van Helsing o non ricorda da chi sia stato interpretato. Il lavoro peggiore lo aveva Richard Roxburg, perché chiunque potrà paragonare il suo lavoro a quello di Gary Oldman, Christopher Lee o a qualunque altro Dracula nella storia del cinema. E non potrà lamentarsi, perché Richard è stato fantastico. Richard Roxburg è un attore straordinario, il suo Amleto è ancora il migliore che io abbia mai visto e posso dire che sia una delle ragioni per cui sono diventato un attore.
A questo proposito, nella sua carriera hai già affrontato diversi generi, dalla commedia sentimentale ai film d’azione. Quale preferisce?
Hugh Jackman: John Travolta sul set di Codice: Swordfish mi disse che non c’è niente di più divertente per un attore che il set di un film d’azione, e ha ragione. Quanto più spettacolare e violento è il film, più è divertente il set su cui ti trovi a lavorare. Ma comunque ho amato tutte le esperienze che ho avuto fino a questo punto della mia carriera. Forse la più dura è proprio la commedia sentimentale, perché non si trovano dei buoni copioni ed è difficile raggiungere sul set il ritmo che poi divertirà il pubblico. Nel futuro mi piacerebbe avere anche ruoli più drammatici, magari in film indipendenti, sarebbe un ulteriore stimolo.
Ha visto i vecchi film della Universal con Dracula, Frankenstein e l’Uomo Lupo?
Hugh Jackman: Sì, certo, li ho rivisti anche mentre giravamo, ne avevo sempre una copia nella mia roulotte.
L’hanno aiutata?
Hugh Jackman: Più che altro mi hanno fatto capire quanto Stephen li stesse omaggiando. Spesso guardandoli ho trovato elementi della scenografia che avevo appena lasciato sul set, e mi rendevo conto di quanto sarebbe stato divertente per gli appassionati trovare così tanti riferimenti ai classici della Universal. Stephen non ha voluto comunque fare una rivisitazione di quei film, Van Helsing è un concetto completamente nuovo.
Dopo Van Helsing niente set per molto tempo. Ma per una bellissima ragione.
Hugh Jackman: Esatto, sono da sei mesi sul palcoscenico con il primo musical australiano che sia mai stato rappresentato a Broadway, The Boy from Oz, e ci resterò fino a settembre. Sono felice e non mi pesa affatto l’aver interrotto momentaneamente i miei impegni cinematografici. Purtroppo non potrò neanche fare molto per la promozione di Van Helsing, mi sarebbe piaciuto venire in Italia, il posto più bello dove sono mai stato. Sarà per la prossima volta.