Roman Polanski e la formula 1. Una strana coppia, apparentemente, se non fosse che il regista di Rosemary’s Baby era in giovane età uno che sapeva godersi la vita e, come tutti gli artisti degni di questo nome, curioso ed entusiasta.
Frequentando il jet set internazionale, era inevitabile che approdasse anche sui circuiti automobilistici del campionato mondiale, all’epoca frequentati dal gota delle Very Important People. Nacque così l’amicizia con Jackie Stewart, pilota scozzese dal talento cristallino vincitore di tre titoli iridati (1969, 1971, 1973) che il cineasta polacco volle immortalare in un documentario da lui prodotto e che raccontava il lungo weekend, tradizionalmente dal giovedì alla domenica, del Gran Premio di Montecarlo del 1971.
Oltre quarant’anni dopo, Weekend of a Champion ha visto la luce in una forma nuova, aggiungendo al footage originale, anche una breve intervista finale di Polanksi a Stewart oggi. Il risultato è un film che racconta tanto, con passione e un pizzico di nostalgia, un’epoca che sembra ormai lontanissima, in cui le corse in auto erano per eroi romantici dai capelli lunghi e i favoriti (divertentissima la digressione sulle basette dei due protagonisti), consapevoli di poter morire da un momento all’altro e con negli occhi gli incidenti fatali dei loro migliori amici. Un contrasto che è proprio una delle cifre stilistiche di Polanski che probabilmente ha trovato proprio in questo elemento il desiderio di conoscere un mondo folle come quello dell’automobilismo.
Dall’altra parte c’è Jackie Stewart, un campione e un uomo straordinario che ha affrontato curve e rettilinei a trecento all’ora dominandoli come a pochi è riuscito, ma sconfitto dalla dislessia, che confessa per la prima volta proprio all’amico Roman durante la loro chiacchierata, durante la quale colgono anche l’occasione gli amici che non ci sono più, portati via dalla voglia di essere veloci e dalla stupidità degli uomini.
Weekend of a Champion è un regalo di Polanski a un vecchio amico, ma è anche una riflessione sulla vita e sulla morte, sulla gioventù e la vecchiaia, sul tempo che passa. E non ritorna. Purtroppo.
Alessandro De Simone