Ci sono cose che non si possono dimenticare. Una di queste è l’importanza che il cinema di John Hughes ha avuto nel formare almeno tre generazioni di americani. Ne sono state soffiate di Sixteen Candles negli ultimi trent’anni e quanti Breakfast Club si sono formati con la naturalezza che hanno gli adolescenti nel condividere i loro problemi, le loro emozioni, la loro particolarissima visione della vita presente e futura.
LEGGI ANCHE: John Hughes: Il cantore dell’adolescenza
“When you grow up your heart dies” diceva Ally Sheedy, e il messaggio è arrivato forte e chiaro, per fortuna, visto che il cinema giovanilistico americano ha raccolto l’eredità del grande Hughes e ha continuato a raccontare storie che, sotto l’apparente leggerezza, vedi American Pie o Road Trip, hanno svelato i bisogni della futura classe dirigente, soprattutto quello di non fare della propria vita una noiosa routine da sobborgo di provincia.
LEGGI ANCHE: American Pie
Questo elemento è una delle ragioni dell’enorme successo di Glee, serie televisiva che reinterpreta non solo una colonna sonora già ampiamente di successo, ma soprattutto degli stilemi narrativi che erano anch’essi tipici degli anni Ottanta. Saranno famosi insegna, e quante donne in carriera di oggi erano vent’anni fa innamorate di Jesse “Velasquez” Borrego. La rivincita dei nerd e delle nerdette dall’ugola d’oro continua al cinema, ma con uno scenario nuovo.
Campus universitario. Beca sogna di diventare una producer musicale, nel frattempo viene incastrata in un gruppo di singer a cappella per concorrere all’ambito trofeo nazionale. Nel corso della sfida troverà l’amore e la sua vocazione. Merito, ovviamente, del Breakfast Club.
VOICES (PITCH PERFECT) SU LETTERBOXD
Voices, il cui titolo originale, Pitch Perfect, rende decisamente meglio l’idea, e i molti sottotesti che il film racconta, è una commedia fresca, divertente e molto più complessa dell’apparenza, che spesso, si sa, inganna.
La dinamica di gruppo è un percorso fondamentale per la formazione di un giovane carattere, così come l’abitudine alla competizione e il Decoubertiano concetto che a vincere è il migliore, soprattutto se nel rispetto delle regole. Che in questo genere sono poche e delineate dal Maestro John, i cui caratteri si sono evoluti attraversando la Storia del paese fino ad arrivare a ciò che sono oggi.
E se una volta c’erano un cervello, un atleta, una problematica, una principessa e un criminale, oggi ci sono una talentuosa Anna Kendrick pragmatica futura innovatrice dell’industria musicale, un’aggressiva e orgogliosamente sovrappeso Rebel Wilson e una ulteriore gamma di prototipi della giovane America che ha sempre meno voglia di perfezione fisica, ma sempre più bisogno di belle e semplici storie da raccontare.
Perché fanno stare bene, e non c’è proprio niente di male nell’avere dei confessabili guilty pleasure come Voices.