Il selvaggio combattente alieno dagli occhi a infrarossi, incoronato su un pianeta che non è il suo, ma desideroso di tornare su Furya, terra natia. Riddick è ricercato in tutto l’universo, anche perché è in grado di distruggere qualsiasi cosa e sconfiggere ogni creatura.
I primi quindici minuti di film sono pura azione introspettiva, con Vin Diesel massiccio e silenzioso come non mai, che ci fa chiedere il motivo per cui valga la pena svegliarsi al mattino in quel mondo dove è finito. Poi inizia l’azione, e non siamo più al cinema.
Crossmediale fin nelle intenzioni, questo terzo capitolo della saga, dopo Pitch Black e The Chronicles of Riddick, è già un videogioco. Divertente spara-spara e ammazzamostri, con qualche episodio parlato qua e là che per lo meno, su una consolle, si può scegliere di saltare premendo un tasto. Plot pretenzioso e mal sviluppato nello script, battute al limite della demenzialità goliardica (soprattutto quando in scena c’è il personaggio femminile, ovviamente omosessuale ma non per il nostro eroe) e splatter prevedibilisimo. Ma a cosa serve una storia quando si ha Vin Diesel? Muscolare anche nell’espressione facciale, monolitico e autoironico, l’attore con il nome di un carburante è quanto di migliore possa capitare, specie se in un franchise. La sua presenza significa incasso sicuro, tanto che oramai si produce da solo.
A fargli da controparte c’è uno smidollato Jordi Molla, che ci chiediamo dove abbia lasciato il talento che lo accompagnava fino a qualche anno fa. Oltre, ovviamente a tutta una serie di creature da fumetto fantascientifico disegnate e realizzate appositamente. La crossmedialità è servita. L’intrattenimento un po’ meno, giacché tutto ciò non porta picchi adrenalici o emotivi, un gran peccato se si pensa ai due capitoli precedenti.
Il film scorre, prevedibile e scontato fino al finale, regalando qualche sprazzo divertente e poco più.