Sam Garbarski ama raccontare le storie degli invisibili, uomini e donne che passano inosservati ma che sono in realtà capaci di grandi avventure. Era così la signora Irina Palm, masturbatrice professionista con le mani e le fattezze di Marianne Faithfull. Lo stesso vale per Will, il protagonista di Vijay – il mio amico indiano, attore costretto a recitare dentro un pupazzo in un programma per bambini che il giorno del suo quarantesimo compleanno, dimenticato da tutti, decide di dare una svolta alla sua vita. E muore.
Almeno così credono tutti. In realtà Will è solo stato vittima di un incredibile caso del destino e decide di approfittarne, trasformandosi in Vijay Singh, affascinante sikh che lo aiuterà a scoprire molte cose su se stesso e sulla sua vita precedente.
Commedia romantica di stampo chiaramente pirandelliano, presentata al Festival di Locarno 2013 nella bellissima Piazza Grande, Vijay – Il mio amico indiano ha purtroppo gli stessi difetti che già aveva Irina Palm. Si parte da un ottimo spunto iniziale, in questo caso anche molto classico, ma il dipanarsi dell’intreccio è faticoso e poco fluido. Per fortuna ci sono gli attori a salvare la baracca, con un Moritz Bleibtreu davvero eccezionale nei panni del doppio protagonista, e Patricia Arquette finalmente in una parte leggera in cui si trova molto a suo agio.
Alla fine non dispiace, ma Vijay – il mio amico indiano un’occasione persa senza la possibilità di un Pascaliano appello.