Uno dei tanti pregi del Lincoln di Steven Spielberg è il suo non essere conciliante con il personaggio, ma al contrario sottolineando le rudezze e la caparbietà quasi dittatoriale nel cercare la soluzione al male, con un’ampiezza che andava ben oltre una semplice visione politica a medio termine. Una determinazione che arrivava da lontano, dall’infanzia durissima che lo segnò e forgiò, fino a diventare un simbolo inossidabile della nazione americana.
The Better Angels racconta l’infanzia del giovane Abraham esaltando l’importanza che la natura ha avuto nella sua formazione spirituale e lo fa come solo un fido assistente di Terrence Malick potrebbe fare. Atmosfere eteree fotografate in un elegantissimo bianco e nero che sottolinea la storicità degli eventi narrati, naturalismo cinematografico estremo a cui viene applicata una struttura narrativa dominata dai sentimenti. I personaggi sono tutti asserviti a uno scopo superiore, ineluttabile, il Ragazzo viene educato da predestinato a un destino inevitabile, fino alle sue ultime conseguenze.
In questa cristologia, la presenza di Jason Clarke, Diane Kruger, Wes Bentley ê quasi accessoria, nonostante le eccellenti performance di tutti. Quello che conta è la Storia, di cui si racconta la leggenda, come avrebbe amato dire John Ford, che raccontò Il giovane Lincoln in tutt’altra forma, ma che da uomo di cinema avrebbe amato anche questa affascinante mitologia di una nazione che oggi più che mai avrebbe bisogno di un uomo che la guidi con la stessa forza e giustizia.