Il thriller è un genere che si adatta molto bene alle dinamiche adolescenziali, visto la facilità che tutti i ragazzi hanno di mettersi nei guai, vuoi per l’entusiasmo dell’età, vuoi perché proprio a quell’età siamo stati almeno un po’ scemi. Un eccellente esempio lo avevamo visto qualche anno fa a Venezia con Brick, opera davvero lodevole che la distribuzione italiana ha ovviamente reso invisibile ai più, come temiamo avverrà anche a questo Simon Werner a disparu.
Film che segna l’esordio alla regia di Fabrice Gobert, giovane cineasta francesce di belle speranze con un buon passato televisivo, questo giallo che ruota intorno alla scomparsa di tre ragazzi in un sobborgo di Parigi, pur non privo di ingenuità e omaggi sin troppo dichiarati, ha delle qualità assolutamente apprezzabili.
Riccamente ispirato a Twin Peaks di David Lynch ed Elephant di Gus Van Sant, Simon Werner a disparu ha però l’intelligenza di cimentarsi in alcuni interessanti corto circuiti, dall’ambientazione della provincia parigina tanto simile ai suburbs americani e altrettanto inquietante, alla riflessione sulla menzogna e l’ipocrisia che inevitabilmente attanaglia i rapporti adolescenziali, analizzati qui con attenzione e lucidità.
Ne esce fuori un film di scrittura e di attori, ovviamente giovanissimi e tutti molti bravi, elementi che combinati riescono a ovviare a una confezione ancora troppo influenzata dall’esperienza per il piccolo schermo di Gobert.
Nel complesso, comunque, un’opera ben più che dignitosa, oltretutto trattando un tema delicato come il mondo teen con un occhio sincero e risolvendo l’intreccio in maniera apparentemente forzata, ma assurdamente realistica.
Da non dimenticare la colonna sonora, tutta a cura dei Sonic Youth. Già questo un buon motivo per regalare una visione a questo film.