Abbiamo scelto la vita. Televisori a schermo piatto e 500 canali per poi guardare Sanremo. I film sui tablet, la fruizione solitaria in cuffia. Abbiamo scelto i social come nuova frontiera lavorativa e di far giocare i bambini nell’area apposita di un centro commerciale. Sono passati 20 anni e Renton ha scelto la vita anche lui. Ha scelto di farsi odiare dai suoi amici che non lo perdoneranno mai, ma in fondo è solo perché lui ci ha pensato e loro no. E adesso Renton torna, dritto nella bocca della balena. Lui ha scelto la vita, quindi sta meglio di tutti gli altri. Dice lui. Con Trainspotting 2 Danny Boyle si diverte. Mostra la varia umanità di una città in precario equilibrio tra nuovo e antico, affascinante e dimenticata in quelle periferie che sono uguali a tutte le altre, chiassosa e ovattata come sommersa dalla birra.
Trainspotting 2 un sequel con la forza di un cult
Uno dei sequel più attesi in assoluto, Trainspotting 2 ha dalla sua la forza di un cult europeo che ha segnato un’epoca, che ha parlato alla generazione di chi scrive, anche a chi non ha mai preso droghe. Perché in quello “Scegliete la vita” con la cinica ironia che seguiva – e anche in quella britannica colonna sonora – ci siamo sempre ritrovati tutti. Come tutti, oggi, a poco più di quarant’anni, ci ritroviamo empaticamente accanto a Renton & soci.
Trainspotting 2 è cool e patetico.
Come rivedere i compagni di scuola per una pizza: un divertissement che Danny Boyle ha voluto concedersi e che è tanto gradevole quanto innocuo. Siamo lontani dalle scene iconiche del 1996. Dal cesso peggiore della Scozia, al sorriso sexy e allucinato di Ewan McGregor (che occhieggia in un paio di scene anche qui), al bambino che gattona morto sul soffitto. Lo stato lisergico in cui catapultava è stato disintossicato, tanto che riusciamo a guardare con distacco e tenerezza un personaggio genialmente comico come Spud, il vero protagonista del riscatto dalla vita, che dovrà sempre essere tossico di qualcosa.
Il punto è che, a guardare bene come è andata a finire, non è detto che scegliere la vita sia stata la scelta più appetibile. Perché nella migliore delle ipotesi si torna a vivere con i genitori e ad ascoltare la musica di quando eravamo giovani. Quarantenni o poco più, ma nostalgici prima del tempo, pieni di rimpianti e rancori verso una nuova generazione che non capiamo. Dateci un cantiere e stiamo a posto.