La casa dei libri è tratto da un romanzo di Penelope Fitzgerald, più propriamente tradotto da Sellerio, che lo pubblica in Italia, come La libreria. Isabel Coixet, regista catalana di nascita, ma quanto mai internazionale nel suo modo di vedere il cinema, ne ha tratto un film, per la gioia dei fan della scrittrice inglese.
Sottolineiamo questo punto: inglese. La casa dei libri è una storia sull’arroganza del potere nei confronti dei deboli, racconta di una vedova di mezza età, Florence Green, che acquista una casa nel Suffolk dove decide di aprire una libreria. La potente Mrs Gamart, ricca e arrogante signora del paese, osteggia e ostacole Florence in tutti i modi, per poter mettere le mani sulla casa per cui ha altri piani.
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Isabel Coixet coglie bene l’essenza del libro, che è non solo una storia di abusi di potere, ma lo è all’interno di una cultura, quella inglese, naturalmente ipocrita. Un aspetto che viene colto al meglio dagli stranieri che hanno vissuto in Inghilterra, perché è l’atteggiamento che i figli di Albione inevitabilmente hanno nei confronti di chi è diverso da loro.
Anche per questo La casa dei libri è un film decisamente attuale.
Tra Brexit e populismi. Coixet fotografa perfettamente le attitudini di un popolo abilissimo a sembrare diverso da quello che è, e che diffida di chi invece ha una mente aperta e in qualche modo, grande o piccolo, rivoluzionaria. È quello che succede, mestamente, alla povera signora Green, nel film un’ottima Emily Mortimer, rea addirittura di avere portato e venduto Lolita nella sua libreria, il libro scandalo per eccellenza.
Uno specchio dei tempi, o forse la dimostrazione che per quanto ci si provi, c’è qualcosa nell’animo umano che impedisce il reale progresso, che non è quello scientifico, ma umano e sociale. Meno male che in Italia hanno abolito la povertà. Adesso siamo tutti ricchi allo stesso modo. Il brutto è che stanno abrogando anche l’intelligenza.