Il buon Tinto afferma che la differenza che corre tra pornografia ed erotismo è la stessa che c’è tra il pompino e la fellatio. Dando per scontato che il risultato finale è lo stesso e archiviata questa sottigliezza semantica, passiamo a parlare di Fallo!, simpatico gioco di parole ma anche e soprattutto manifesto programmatico di una linea morale che per quanto discutibile non si discosta molto dal costume quotidiano dell’essere umano.
Nella sua voglia di divertirsi dissacrando e facendo incazzare i troppi benpensanti del nostro Belpaese, sempre pronti ad accorrere quando si tratta di scandalo, usando l’impeto censorio ereditato dal grande Catone come scusa per farsi una sega o l’equivalente femminile una volta rientrati a casa, Brass riesce con grande semplicità a mettere sullo schermo paradossali situazioni all’ordine del giorno, non necessariamente solo nello Stivale.
Quando volte abbiamo riso da intellettuali grazie a improbabili triangoli, tradimenti, porte che sbattono, “Cielo, mio marito!” e tutti gli ingredienti vincenti della commedia sofisticata. La differenza di Fallo! sta nel non essere sofisticata ma naturalista, mostrando quello che le persone sessualmente e mentalmente sane fanno quando decidono di darsi gioia a vicenda.
Sarà questo un atteggiamento progressista ad ogni costo, ma spesso è preferibile apprezzare questo sesso a buon mercato alle masturbazioni intellettuali di tanti maestri che vedono il rapporto carnale quasi sempre come esplicitazione di un malessere interiore. Così come, scavando neanche troppo a fondo (doppio senso assolutamente involontario), fa piacere vedere la signora Fabricheta del Nord-est essere analmente violata dal superdotato di Casablanca o scoprire l’iter per arrivare alla prima serata in televisione. La scoperta dell’acqua calda, ma per tutti solo perversioni di un vecchio porco. In effetti è proprio così, ma siamo sicuri che sia Brass il vecchio porco?