Si dice sempre così, squadra che vince non si cambia, perciò dopo il successo mondiale di due anni fa, la Warner Bros ha deciso di rimettere insieme Robert Downey, Jude Law, Rachel McAdams e l’ex signor Madonna, Guy Ritchie, per dare seguito al più longevo franchise della storia del cinema e della letteratura. Non parliamo di James Bond, né di possenti supereroi o maghetti quattrocchi, ma di un investigatore londinese tossicodipendente, egocentrico, misogino e pessimo violinista. Insomma, Holmes, Sherlock Holmes.
Il personaggio creato da Arthur Conan Doyle festeggia quest’anno il suo centoventiquattresimo compleanno, ma ne dimostra molti meno, nonostante lo sfruttamento industriale che la sua immagine ha subito durante questo lungo periodo.
Tra una gita a Baker Street e uno dei tanti romanzi successivi alle opere di Sir Arthur, Sherlock Holmes è ancora oggi uno dei character da cui i creativi dell’intrattenimento traggono maggiore ispirazione, basti vedere la figura di Gregory House, dichiaratamente costruita sull’investigatore, o l’ultima riduzione televisiva con Benedict Cumberbatch, ringiovanita e modernizzata per un target specifico, quello sempre più massiccio e remunerativo delle serie.
L’operazione tentata, e riuscita, almeno in termini di incassi, due anni fa da Guy Ritchie, è stata quindi assolutamente sensata, cosa che non si può dire della sua carriera precedente, partita alla grande con l’inaspettato successo di Lock & Stock, gangster movie britannico girato con uno stile sincopato e di facile appeal che lo portò rapidamente sulla ribalta internazionale.
Una fama guadagnata facilmente, a dire il vero, se si pensa che solo un paio d’anni dopo Paul McGuigan avrebbe girato Gangster n.1, altro film di genere sotto bandiera U.K., decisamente più interessante sotto tutti i punti di vista, ma con molta meno fortuna.
Ritchie invece aveva fatto innamorare addirittura Brad Pitt, che volle fortissimamente una parte in Snatch. E poi Madonna, con cui ha avuto un burrascoso matrimonio finito male, durante il quale il buon Guy non ne ha azzeccata una, facendo quasi naufragare la propria carriera con Swept Away, folle remake di Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto di Lina Wertmuller interpretato dall’allora signora Ciccone-Ritchie e da Adriano Giannini. Da far accapponare la pelle.
L’incontro con Sherlock Holmes è stato quindi provvidenziale
E, pur nel suo stile eccessivo, naive e con un notevole lifting per renderlo più cool e in linea con i tempi che corrono, il primo episodio della rinata franchise aveva dei numeri. Soprattutto non tradiva lo spirito del personaggio, cogliendone alcune caratteristiche presenti nell’educata prosa vittoriana del dottor Watson, quali l’assoluto egocentrismo, la poca propensione alla cura personale, le passioni popolane, oltre che naturalmente l’intuito geniale e l’analisi scientifica dei fatti.
Un successo di cui ha grande merito anche il cast, a partire da Robert Downey Jr., reduce dalla consacrazione della rinascita regalatagli dal primo Iron Man e in assoluto uno degli attori più amati degli ultimi anni, che con la sua faccia da schiaffi e il suo incredibile talento ha ricreato un personaggio a lui assai affine, genio e sregolatezza e oltretutto anche facilmente propenso alle dipendenze, dimensione a lui ben conosciuta.
In questa seconda avventura Sherlock Holmes si scontrerà con la sua nemesi storica
Il genio del male professor Moriarty. L’esistenza di questo malvagio figuro si paventa nella vita dell’annoiato investigatore, sempre alla ricerca di qualcosa che possa dare una scossa al proprio intelletto superiore,
con la morte del principe ereditario del trono del regno austro-ungarico, la cui dipartita viene archiviata dall’ispettore Lestrade come suicidio. Holmes però non è convinto da questa versione e grazie alle sue eccezionali capacità deduttive capisce che non solo si tratta di un omicidio, ma che questo crimine è in realtà parte di un disegno ben più complesso e follemente ambizioso.
Moriarty si dimostra per Sherlock Holmes un avversario capace di tenere testa alla sua straordinaria intelligenza, con il vantaggio di avere dalla sua una totale mancanza di moralità che gli permette di progettare piani che neanche il più grande detective del mondo è in grado di prevedere. Holmes dovrà essere in grado di pensare come lui, scoprendo la parte più oscura di sé, solo così potrà fermarlo nel suo diabolico proposito di cambiare il corso della Storia.
Al fianco di Sherlock Holmes troviamo naturalmente il dottor Watson
Il suo amico e biografo è interpretato ancora da Jude Law, che grazie a questo personaggio è letteralmente rinato. Eddie Marsan, affezionato frequentatore del clan Ritchie, è sempre il citato ispettore Lestrade, mentre Rachel McAdams torna nei pizzi e corsetti dell’ambigua Irene Adler.
Sul successo di Sherlock Holmes non ci sono molti dubbi
Ma l’aspetto più interessante è in quella che potrebbe essere la prossima miniera d’oro di Hollywood, basata su trame di sicuro successo come questa. Evitando errori come mettere i tre moschettieri in mano a un regista dalla poetica discutibile come Paul W.S. Anderson, gli studios possono trovare nuova linfa proprio dalla riscoperta dei classici di genere.
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Due semplici esempi: Miss Marple e Monsieur Poirot, entrambi personaggi di Agatha Christie, già protagonisti di fortunati film per un pubblico attempato nei passati decenni (compreso quel capolavoro di Assassinio sull’Orient Express di Sidney Lumet). Pensare oggi a un loro reboot significherebbe risolvere molti problemi al comparto sceneggiature di una major, dando magari a una diva sul viale del tramonto la possibilità di avere un glorioso finale di carriera, mentre il “belgioso” investigatore farebbe la gioia di molti caratteristi in eterna attesa di quel ruolo per cui essere ricordati.
Elementare, no?