Nicola Sornaga è riuscito dove molti hanno fallito: fare del suo primo lungometraggio anche l’opera della sua vita, quel lavoro che molti cineasti cercano per tutta la loro carriera senza mai trovarlo. Una posizione di vantaggio rispetto a tanti suoi colleghi, essendosi liberato al primo colpo di tutte quelle ansie che derivano dal non riuscire a esprimere tutti i tumultuosi sentimenti che affollano l’animo di un artista, qualunque sia il suo mezzo d’espressione.
Le Dernier des Immobiles, questo strano work in progress che non è un documentario e che a tratti finzione, in cui si fa la conoscenza dell’incredibile mondo dei poeti surrealisti francesi contemporanei, si trasforma in un viaggio interiore in cui il giovane regista italo – francese riesce a confrontarsi con pulsioni inespresse e conflitti irrisolti, il tutto con un linguaggio libero e poetico.
Una scommessa difficile e rischiosa, pagata a caro prezzo e per cui c’è quindi da essere ancor più soddisfatti, essendo riusciti a dare il giusto senso di grandezza a una serie di mondi lirici, creati semplicemente dalla mente di uomini, forse bizzarri, che guardano molto più lontano di noi.