Diciamo le cose come stanno: Pitch Black era un gioiello inaspettato, uno di quelli in cui ti imbatti per caso e che potresti rivedere senza mai annoiarti. The Chronicles of Riddick non ha questa qualità, ma riesce a non far rimpiangere affatto il povero film di cui è (più o meno) il seguito. La produzione si è economicamente triplicata, Vin Diesel è un po’ più grosso e i predatori questa volta hanno fattezze umane. E per questo ben più inquietanti.
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L’inizio è un prologo alla James Bond. La parte centrale sul pianeta prigione appassionante e girata con mano ferma e ritmo incalzante.
Il finale arriva alle soglie dell’epica, grazie soprattutto alle non poche fonti cinematografiche, letterarie e iconografiche a cui si è ispirato David Twohy per questa seconda avventura di Richard B. Riddick, maverick che si erge a novello Conan il Cimmeriano in un universo dei balocchi per tutti gli appassionati di Sci-Fi.
Dalle creazioni di Giger alle visioni di Herbert
Da Alien a Dune, omaggi evidenti a un cinema che in realtà non c’è più, quello della spettacolarità d’autore di cui Twohy vuole cercare d’essere un continuatore non troppo indegno.
The Chronicles of Riddick è un film d’intrattenimento
Con qualcosa in più dal punto di vista squisitamente stilistico e qualcosa di troppo per quanto riguarda l’utilizzo delle tecniche CGI. Ma i tempi cambiano e non possiamo pretendere di fermare il progresso.