Aquaman è l’ennesimo tentativo di costruire un universo DC Comics che possa contrastare l’egemonia Marvel nel mondo del cinema a fumetti. Un‘impresa che sembra impossibile, soprattutto per l’evidente impossibilità di trovare una linea da seguire con le due franchise più importanti, Superman e Batman.
Paradossalmente, con quello che doveva essere il personaggio più debole, arriva il film più solido. Merito di James Wan, regista che sul pragmatismo ha costruito una carriera, grazie alla lunga militanza nell’horror, genere che dell’economia, narrativa e strutturale, ha primaria necessità.
Il creatore di The Conjuring applica gli stessi concetti al blockbuster cinecomic. Mette in scena un classico viaggio dell’eroe, scritto con il manuale di Vogler sempre aperto. Aggiunti elementi da generi sparsi, il gioco funziona, grazie anche a un roccioso protagonista che ha carisma e magnetismo da vendere, evitando di prendere tutto il baraccone troppo sul serio.
Aquaman, un supereroe molto umano
L’umanizzazione del personaggio è certamente la chiave principale, e molto del merito va attribuito a Jason Momoa, che già in Justice League aveva funzionato benissimo. Il suo Aquaman è un guascone, amante della birra e delle scazzottate, tra Bud Spencer e Indiana Jones, James Bond e lo Sparviero dei mari. Sarà un caso, e non lo è, nel momento in cui in DC si sono ricordati che esiste una tradizione cinematografica d’avventura a cui poter attingere, come d’incanto si sono risolti molti dei loro ancora numerosi problemi.
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Non è una formula universale, ogni personaggio ha una sua psicologia, ma almeno uno sembra essere stato costruito e risolto nella giusta maniera. Anche grazie a un contorno ricco, con attori solidi come Willem Dafoe, Nicole Kidman e soprattutto Patrick Wilson, fedele sodale di Wan che per una volta esercita il male invece di estirparlo dalle case infestate.
Certo, la parentesi “siciliana”, pur volutamente fumettistica e sopra le righe, è comunque agghiacciante. Amber Heard è bellissima ma poco altro. E come da moderna cinematografia, due ore e ventitré minuti sono difficilmente giustificabili.
Ma visti i precedenti, da Suicide Squad a Batman vs Superman, adesso alla fine del tunnel c’è una luce. Basta che non sia il treno.