Fa sempre piacere vedere un italiano che fa fortuna in America. In questo caso si tratta di Gabriele Pennacchioli, un disegnatore e animatore dall’indiscusso talento.
Gabriele Pennacchioli, prima di tutto raccontaci qual è stato il tuo contributo a Shrek Terzo.
Diciamo che mi posso considerare il fautore di quattro sequenze e una di queste l’ho anche scritta ed è parte integrante del film. Modestamente, credo sia una delle più comiche, il flashback dell’omino di Pan di Zenzero che rivede tutta la sua vita prima di…
Non ce lo dire, non roviniamoci la sorpresa. Come funziona il processo creativo all’interno della Dreamworks Animation.
Viene scritta una sceneggiatura, che di solito è figlia di numerose stesure, e una volta approvata una versione più o meno definitiva, viene data in mano al dipartimento dove lavoro io, quello degli story artist, che si occupano di far diventare la storia ancora migliore. Avendo due film di enorme successo alle spalle, questa volta non è stato facile.
Da quanto tempo sei in Dreamworks e di cosa ti occupi esattamente?
Da cinque anni, sono stato capoanimatore per Sinbad, ma prima della Dreamworks ho avuto altre esperienze lontano da casa, a Monaco di Baviera e a Copenaghen. Al momento mi occupo degli story board e del design character, ovvero creare il personaggio visivamente in ogni suo aspetto, anche caratteriale. È un’ottima esperienza, molto formativa.
Quindi Gabriele Pennacchioli di tornare a casa non ha intenzione per ora, né di cambiare aria…
No, non ho questa voglia, soprattutto perchè i prossimi progetti qui in Dreamworks sono molto interessanti, sia rispetto a quello che potrei fare in Italia che rispetto agli altri studios.
A proposito degli altri, come vedi questa esplosione del cinema di animazione in 3D? Ormai non c’è major che non abbia un dipartimento specializzato…
È molto stimolante. Tanto per dire, io sono un grande ammiratore di Robert Zemeckis e sono felice che faccia animazione e lo stesso vale per George Miller. Sapere che ci sono dei grandi registi così presi da questo mezzo ci spinge tutti a migliorarci sempre di più.
Stimoli che in Italia erano difficili da trovare?
Non sempre, quando facevo Dylan Dog, per esempio c’erano eccome.
Hai pubblicato due storie sugli Almanacchi della Paura del 1992 e del 1993, “La maschera del Demonio” e “Dopo il grande splendore”…
Sì, e ce ne sono altre due pronte in attesa che prima o poi troveranno spazio.
Tornando a Shrek Terzo, quali sono le novità più succose di questo nuovo episodio?
Due personaggi: Artù e Merlino. E poi ci saranno le principesse delle fiabe e tanti bambini, perchè Fiona è in dolce attesa, anche per questo si tratta del film più maturo della serie. È una cosa che ci hanno chiesto da subito: non esagerare sugli spoof.
A proposito di umorismo, hai avuto anche la possibilità di lavorare con gli animatori della Aardman per Giù dal tubo. Quali sono le differenze sostanziali?
Prima di tutto l’umorismo: è più asciutto rispetto a quello americano e anche l’acting e poi naturalmente l’animazione. Noi abbiamo cercato di mantenere lo spirito della clay animation e abbiamo dovuto tenere in considerazione tanti altri fattori, ma nel complesso c’è stata un’influenza reciproca tra le due filosofie.
Gabriele Pennacchioli si impegna anche a far conoscere alla Dreamworks l’animazione e il fumetto del Vecchio continente?
No, li conoscono già proprio perchè abbiamo dei grandi artisti in Italia e perché in Dreaworks ci sono sempre più europei che stanno influenzando il lavoro molto positivamente. Considera che uno dei nostri capi ha in ufficio due stampe originali de La Linea di Cavaldoli. Quindi che la tradizione italiana è molto rispettata.