Arriva con due anni di ritardo sui nostri schermi The Rider, accompagnato dal non proprio calzante sottotitolo “Il sogno di un cow boy”. Ma l’unico sogno che si intravede nel bel film di Chloé Zhao è quello americano, ormai da tempo infranto e calpestato.
Bradley è un cowboy e un campione di rodeo, costretto ad abbandonare le competizioni a causa di un incidente durante una gara. Ha una lastra d’acciaio nel cranio e grossi problemi neurologici che gli impediscono di fare anche il suo lavoro, il mandriano e l’addestratore di cavalli. Deve quindi confrontarsi con un mondo che non conosce e in cui non riesce a integrarsi, un paese dove non si vede il tramonto nella prateria, ma al massimo la dorata collina luminosa di un McDonald’s.
The Rider sarebbe facilmente catalogabile come western crepuscolare
E di fatto lo è. Ma la Zhao è brava a trasformarlo in un oggetto complesso e per questo molto incisivo nella presentazione dei contenuti e dei personaggi. The Rider è un intelligente racconto tra finzione, poca, e documentario, molto, a partire dai suoi protagonisti. Bradley racconta la storia vera della sua famiglia reale, che recita al suo fianco, e dei suoi amici, uomini che come lui hanno perso o perderanno quel poco che il Grande Paese ancora concede loro.
Non è un paese per cowboy l’America di oggi
in realtà è un paese per pochi, mentre molti vengono lasciati indietro, privati di tutto, a partire dalla dignità. Ma in fondo, è proprio da quella da cui si può ripartire per ricostruire. Se stessi e una vita degna di questo nome.
Una sorpresa magnifica The Rider
Così come la sua regista, che racconterà ancora una volta la moderna frontiera nel suo terzo film, Nomadland, con una coppia di grandi interpreti come Frances McDormand e David Strathairn. E che soprattutto grazie al suo cavaliere libero e selvaggio, citando un Pakula gratis, è riuscita a destare l’interesse della Disney che le ha messo in mano il mastodontico progetto de Gli Eterni. E probabilmente hanno fatto una scelta oculata.