La cosa più importante di Batman Begins è nel costume: niente capezzoli in rilievo nella Bat-suite. Ovvero, lo stile camp che tanto piaceva a Joel Schumacher, ma che tanto era disprezzato dai fans, è per fortuna solo uno spiacevole e lontano ricordo. Adesso la Batsuit è nera e liscia, pieno di gadget e accorgimenti che hanno reso leggermente più facile il lavoro a l’Uomo Fisarmonica.
Non stiamo parlando di un nuovo nemico del Pipistrello, ma di Christian Bale, attore al quale il metodo dell’Actors Studio fa un baffo, visto che dopo aver perso quarantacinque chili in un anno per interpretare il thriller metafisico L’uomo senza sonno, pur di vestire i panni dell’eroe di Gotham City ha impiegato solo otto settimane per recuperare tutto e mettersi in buona forma fisica. Riacquistare la muscolatura perfetta che tutti avevamo ammirato in American Psycho gli è costato anche qualche giorno di ospedale (si sa, mangiare in fretta non aiuta la digestione), ma superato questo piccolo inconveniente, poi tutto è filato liscio. Christopher Nolan non ha emulato il Guy Pearce del suo acclamato Memento e nemmeno l’Al Pacino di Insomnia. Si è dato da fare e in 129 giorni (per la maggior parte passati negli studi inglesi di Pinewood) ha consegnato il film che dovrebbe dare nuova linfa a un franchise che sembrava ormai morto.
La Warner Bros punta molto su Batman Begins
Avendo dedicato al progetto una gran quantità di tempo e soldi (centoventi milioni di dollari il budget solo per la produzione, vi risparmiamo le previsioni sulla promozione). Tutto cominciò con l’ipotesi di rivitalizzare due supereroi della DC Comics in un colpo solo, per cercare di contrastare l’armata Marvel, ormai padrona indiscussa del mercato. Ecco quindi che la geniale idea prende forma: Batman vs Superman. Viene sviluppata una prima sceneggiatura, ma poi l’ipotesi di riprendere in mano anche le avventure del Kriptoniano in solitaria ha preso corpo, dopo anni di sceneggiature commissionate e rifiutate (tra cui quella ormai leggendaria di Kevin Smith che molti dicono essere straordinaria) e registi di spicco cambiati come calzini (un nome per tutti: Tim Burton).
Nel frattempo la stessa cosa succedeva anche per Bruce Wayne e compagnia, a cui si era avvicinato con ambizione (e anche una buona dose di arroganza) Darren Aronofsky, regista di due piccoli culti (sopravvalutati) come ∏ e Requiem for a Dream, cercando di portare sullo schermo nientemeno che Il ritorno del Cavaliere Oscuro, la graphic novel di Frank Miller che ha rilanciato la saga di Batman. Un progetto a cui sembrava essersi avvicinato per un breve periodo anche Clint Eastwood, intenzionato a dirigere e interpretare il film: pensate a cosa sarebbe stato… O Dio del Cinema, perché non fai avverare i sogni dei tuoi adoratori…
Comunque, dopo essere passato in cavalleria anche Aronfosky, la palla è passata a Christopher Nolan, sulla cresta dell’onda per i due film dedicati ai disturbi cerebrali di vario genere e considerato dai vertici della Warner Bros un regista in grado di ricreare i toni cupi di cui ha bisogno Batman per riconquistare il suo pubblico cinematografico. A Nolan non è sembrato vero, soprattutto dopo aver visto sfumare un sogno a lungo accarezzato, una biografia di Howard Hughes con protagonista Jim Carrey.
“È forse la cosa migliore che abbia mai scritto, ma quando sono venute fuori le voci sulla produzione di The Aviator ho capito che non se ne sarebbe fatto niente”.
“Credo che Batman sia semplicemente una persona molto sotto pressione che diventa straordinaria grazie alla sua forza e alla sua volontá. Non avevo intenzione di fare né un film gotico, né tantomeno un film alla Schumacher, la mia idea era di calare Batman nel mondo reale e farlo confrontare con la sua psiche distorta. Questa visione coincideva con quella dello studio e quindi abbiamo trovato un accordo.”.
Il Nolan pensiero ha trovato accoliti e in breve gli è stato affiancato David S. Goyer, uno che di fumetti se ne intende (al contrario di Nolan che da ragazzino non li leggeva), avendo già sceneggiato film tratti dai comic books come Dark City, Il corvo 2, Nick Fury e soprattutto la serie di Blade (per la cronaca, è suo anche lo script di Ghost Rider con Nicolas Cage e di Flash, quest’ultimo lo vedrà nuovamente dietro la macchina da presa).
Goyer stava iniziando a girare proprio Blade: Trinity
“e questa notizia era davvero una bomba per me, perché avevo sempre desiderato girare un film su Batman”.
Eccoci tutti pronti per questa nuova avventura, cattivi compresi. Due dei villain più importanti dell’universo batmaniano e certamente tra i più affascinanti: lo Spaventapasseri (ovvero il dottor Jonathan Crane) e Ras al-Ghul. Per il primo è stato scelto uno dei candidati alla stessa maschera di Batman, Cillian Murphy, già uno degli ultimi uomini sulla Terra in 28 giorni dopo. L’immortale Ras che sfida il migliore detective del mondo, invece, ha le fattezze di Ken Watanabe, candidato all’Oscar per L’ultimo samurai.
A completare il cast, una schiera di comprimari di eccelso livello: Michael Caine nei panni di Alfred , il fedele maggiordomo, Gary Oldman in quelli del commissario Gordon (il vecchio Gary con i baffoni di Jim, imperdibile!), Morgan Freeman è il fidato Lucius Green, mentre la Miss Batman di quest’anno è la nuova fiamma (o presunta tale) di Tom Cruise, Katie Holmes. Non vi basta: va bene, ci aggiungo anche Rutger Hauer, Liam Neesone e Tom Wilkinson
Batman: anno zero
O forse sarebbe meglio dire anno uno, tanto per citare il titolo di una delle più famose graphic novel del Cavaliere Oscuro, scritta, guarda un po’, dall’immancabile Frank Miller. Batman Begins ha una base più realistica, come ha confermato lo stesso Nolan, ma anche estremamente fumettistica. L’ispirazione principale arriva proprio da Year One, in cui si raccontano le origini di Batman, partendo dall’uccisione dei genitori a Crime Alley, all’uscita di un cinema dove la felice famiglia Wayne era andata a vedere, guarda un po’, La maschera di Zorro.
Da quel momento la vita di Bruce Wayne diventa un’unica lunga ossessione, l’obiettivo finale della sua esistenza è quello di sconfiggere il Male in ogni sua forma. Inizia così un lungo addestramento in giro per il mondo, fisico ma anche spirituale e didattico, studiando la criminologia in tutte le forme più disparate (in Gotham: by Gaslight, graphic novel ambientata alla fine del diciannovesimo secolo, uno degli insegnanti di Batman è nientemeno che Sigmund Freud).
Quando torna a Gotham, Bruce Wayne è pronto per combattere il crimine, ma dopo le prime uscite in borghese capisce di avere bisogno di qualcosa di più, una maschera animalesca che incuta terrore e paralizzi le sue prede. La scoperta di un’enorme caverna sotto il Wayne Manor, dimora di migliaia di pipistrelli, è un vero e proprio segno del destino. Batman è nato e grazie alle enormi ricchezze accumulate da Bruce, anche tutte le attrezzature saranno all’avanguardia e molto esclusive.
Il legame con il fumetto, o meglio, con la nuova generazione del fumetto batmaniano potrebbe essere l’arma vincente di Batman Begins. Da Il ritorno del Cavaliere Oscuro in poi, il Pipistrello ha subito tante e notevolissime variazioni, tutte raccolte sia nella serie regolare, sia in quelle parallele (Legends of the Dark Knight, Detective Comics e compagnia), ma soprattutto nei moltissimi romanzi a fumetti degli ultimi vent’anni. Storie come Arkham Asylum, The Cult, Venom, Red Rain e, soprattutto, The Killing Joke, hanno contribuito a fare di Batman un eroe più completo, ma anche più macerato nell’animo di molti altri.
Bruce Wayne è in realtà un sociopatico, affetto da una forma di schizofrenia neanche tanto lieve e potenzialmente pericoloso per sé e per gli altri. Proprio per questo l’approccio di Chris Nolan potrebbe essere quello giusto per reinventare il personaggio all’inizio di questo terzo millennio. Non più il vendicatore controllato di Tim Burton, né tantomeno il playboy con tendenze omosessuali di Schumacher, bensì un uomo che non riesce a superare un tremendo trauma infantile.
La presenza di due villain come Scarecrow e Ras è indicativa di questo nuovo corso. Lo Spaventapasseri è l’unico in grado, con i suoi composti chimici, anzi, chiamiamole con il loro giusto nome, con le sue droghe, di far confrontare il vendicatore con i suoi ricordi e le sue ataviche paure. Ras Al-Ghul, uomo dall’oscuro passato a capo di una potente organizzazione criminale, capace di rigenerare il suo corpo grazie al miracoloso Pozzo di Lazzaro, invece, è l’uomo che ha deciso di sfidare Batman sul suo stesso campo, desideroso di scoprire se a Gotham c’è realmente il più grande detective del mondo.
Ras ha un’importanza fondamentale, poi, nella saga di Batman, dato che sua figlia Talia diventerà la moglie di Bruce e gli darà anche un figlio, come racconta la serie delle Tales of the Demon e le due graphic Bride of the Demon e Son of the Demon.
Ma concentriamoci sul film, riflettendo anche sulle scelte del cast, formato da tutti attori eccellenti e che daranno quindi un importante contributo alla buona riuscita del film. Nomi di sostanza più che di richiamo per il box office (ricordate Jim Carrey, Arnold Schwarzenegger e Nicole Kidman? Non funzionavano poi molto…), come abbiamo già visto, ma anche questo è un segnale positivo, perché si è pensato di dare molta più importanza alla qualità della pellicola.
La domanda che ci dobbiamo fare, comunque, è solo una: cosa ci aspettiamo da un nuovo franchise di Batman? La risposta è in realtà molto semplice: Batman, non l’interpretazione del supereoe da parte di un autore o presunto tale. Quelle le abbiamo già avute, sulla carta, grazie ad artisti come Miller, Moore, Gibbons e Mazzucchelli, tanto per citarne alcuni. Semmai ci interessa finalmente vedere come il cinema può essere in grado reinterpretare questo particolare aspetto del Mito.
E sottolineiamo il fatto che si debba dare una visione cinematografica di un romanzo, seppur a fumetti, e non ricreare sullo schermo le tavole delle graphic come ha fatto Robert Rodriguez con la complicità di Frank Miller. Risultato: Sin City,noioso esercizio di stile lungo due ore. Meglio allora ha fatto Bryan Singer per gli X-men e non a caso la Warner ha deciso di metterlo alla prova su di un soggetto delicato e pericoloso come Superman.
Il pericolo da evitare è che Batman diventi solo un marchio, come accadde ai tempi del lancio del primo film di Burton: il logo aveva annullato la leggenda e lo stesso cavaliere oscuro era stato messo in ombra da Joker Nicholson. Una mancanza di equilibrio che poi ritroviamo nel film e che, seppur in forma ridotta, torna nel seguito, Batman Returns, in cui ancora una volta i personaggi più interessanti e meglio sviluppati sono proprio quelli di contorno, Catwoman e il Pinguino. Questo perché di entrambi vediamo la nascita e la loro evoluzione, Bruce Wayne invece viene dato per scontato.
Batman Begins, lo dice il titolo stesso, parte dalle origini
Elemento fondamentale per la reale comprensione di un qualunque supereroe e questa è, almeno sulla carta, l’arma vincente rispetto a quanto già abbiamo visto.
Se tutto andrà per verso giusto, ci aspettano altre due avventure (Bale ha firmato un contratto per tre film e dice di “non temere di essere imprigionato dal personaggio. Sean Connery non è più solo 007”) e potrebbe essere divertente già da adesso pensare a quali saranno i prossimi cattivi che incontreremo. Tornerà Joker, visto che tutto comincia da capo? Bane verrà finalmente investito del ruolo che gli spetta, ovvero quello di supercriminale alimentato a droghe sintetiche, piuttosto che lacchè di qualcun altro, come incautamente aveva fatto Schumacher in Batman e Robin? E proprio Robin, lo vedremo nei prossimi film, magari interpretato da una giovane adolescente come quello di Frank Miller?
Solo il tempo e il botteghino ci daranno queste risposte, nel frattempo attendiamo di vedere nuovamente il bat-segnale stagliarsi sul cupo cielo di Gotham City e sentire il rombo della Bat-mobile sfrecciare tra le strade di questa metropoli notturna.
Batman è tornato, anzi, ha appena iniziato la sua battaglia.