Yesterday. La cantava Massimo Troisi a una giovane e bellissima Amanda Sandrelli nel quasi millecinque di Non ci resta che piangere. Ed è davvero impossibile non pensare che Richard Curtis abbia avuto l’idea di questo mondo senza i Beatles dopo avere visto il capolavoro della coppia Benigni-Troisi. Ma a dire il vero, le cose non sono andate così.
L’idea in effetti non è nemmeno del grande sceneggiatore inglese. Lui l’ha però elaborata, espansa e fatta diventare un film, messo poi nelle mani di Danny Boyle. Assunto semplicissimo: cosa sarebbe il mondo senza i Beatles? E se soltanto una persona li ricordasse, insieme alle loro canzoni? Nel caso specifico, un cantautore senza talento che tutto a un tratto diventa il più grande musicista del pianeta. Con tutto quello che consegue essere una rockstar.
Yesterday, una storia d’amore
E non poteva essere altrimenti, quando c’è di mezzo l’autore di Love Actually e About Time. L’innamorata pazza è Lily James, naturalmente dello spiantato che diventa famoso. Lui Himesh Patel, è un esordiente e un’intuizione magnifica da parte di Boyle e Curtis, non a caso Christopher Nolan se lo già preso per il suo nuovo, ovviamente misterioso film.
Detto ciò, Yesterday è una commedia sotto gli standard abituali di Richard Curtis, stranamente proprio per qualità di scrittura e intreccio. Il semplicissimo modo di far sparire i Beatles dal pianeta (e non solo loro) è un balzo di fede, simile al viaggio nel tempo di About Time. Ma questa volta il gioco funziona meno. Le vicende sentimentali e quelle storiche non si amalgamano, il racconto è sfilacciato ed episodico, e nonostante alcuni momenti molto divertenti (quelli con Ed Sheeran davvero impagabili), il film non decolla mai. Sono abbastanza evidenti anche dei tagli al montaggio che hanno reso l’amalgama in alcuni punti sconclusionata, la totale assenza del personaggio interpretato da Ana De Armas ne è la prova.
Detto ciò, Richard Curtis ci frega lo stesso
Già, perché nonostante tutto, ci sono due cose che farebbero funzionare anche il film più sconnesso del mondo. Loro, ovviamente. The Beatles, la loro musica, quell’emozione che parte dallo stomaco ogni volta che una sola nota dei Fab Four parte da una chitarra, un pianoforte, una pentola o un bicchiere percossi.
E poi, c’è la formula magica di Richard Curtis. Quel momento che ti fa tremare le ginocchia, inumidire gli occhi, e poi inizi a singhiozzare, e non te ne importa più niente non del film, ma del mondo intero. C’è anche qui. Ed è una sorpresa. Straordinaria.
Yesterday è alla fine una visione piacevole
E la manager americana interpretata da Kate McKinnon è un altro elemento che vale il prezzo del biglietto. E d’altronde, pensando alla scena d’apertura di Love, Actually, dagli arrivi dell’aeroporto di Heatrow a un matrimonio con una splendida versione di All You Need is Love a tradimento, è chiaro che tutto torna. Che esiste un disegno universale. E lo ha sceneggiato Richard Curtis.