Il potere logora chi non ce l’ha, diceva sogghignando Giulio Andreotti molti anni fa. Ma la storia ci ha insegnato che logora anche chi non sa come gestirlo, cosa che nella maggior parte dei casi avviene quando si parla di dittature o regimi totalitari. La parabola di Idi Amin, padre padrone dell’Uganda per otto anni e il fascino perverso che la sua persona poteva esercitare sulle menti più ingenue viene raccontato da Kevin McDonald attraverso gli occhi del suo medico personale, costretto a subire il privilegio di un posto in prima fila in un pezzo di storia d’Africa.
L’ultimo Re di Scozia è un biopic classico
Ben girato da McDonald che unisce lo stile documentario, in cui è particolarmente esperto, a un gusto per l’immagine molto raffinato, riuscendo così a supportare con una bella confezione la regale (è il caso di dirlo) interpretazione di Forest Whitaker, un Amin pressoché perfetto, tanto da portare a casa un meritatissimo Golden Globe.
Al suo fianco, nei panni del dottore fedele, ma neanche tanto, James McAvoy, già visto nel primo Narnia Movie, e una ritrovata Gillian Anderson, la mitica Dana Scully di X-files.
Un’avvertenza: L’ultimo re di Scozia è un film e come tale racconta un adattamento cinematografico della Storia. Non confondetelo con la realtà. Che è ovviamente molto peggio.