Downton Abbey, dopo i successi televisivi, coronati da tre Golden Globes, dodici Emmy Awards e sei Bafta arriva anche sul grande schermo, con il film omonimo nelle sale italiane dal 24 ottobre, distribuito da Universal Pictures. Ma come spesso accade per fenomeni così radicati nell’immaginario collettivo, c’è tutto un mondo collaterale da esplorare. Persino a tavola, in compagnia dell’aristocratica famiglia Crawley.
Il ricettario ufficiale di Downton Abbey è diviso in due sezioni.
Le ricette per “il piano di sopra”, ovvero raffinati piatti della cucina francese di inizio Novecento, che arrivavano sulle tavole più aristocratiche. E quelle per “il piano di sotto”, destinate a tavole non fatte di quarti di nobiltà, la cucina inglese che ancora oggi si trova in alcuni pub di campagna nelle zone centrali dell’isola.
Un manuale per passare qualche serata diversa, soprattutto per chi si vuole sentire almeno a tavola molto British, ma anche uno strumento per comprendere, attraverso uno dei grandi piaceri della vita, la cultura di un paese da sempre ricco di contraddizioni, che negli ultimi anni sono esplose a seguito della Brexit. La cucina britannica, per quanto possa sembrare un ossimoro quest’affermazione, fa capire molto delle abitudini, delle tradizioni e delle idiosincrasie di una nazione che, nonostante da sempre paladina di modernità e progresso, non riesce a staccarsi dalla sua storia imperialista e dalle sue tradizioni, certamente affascinanti, quanto straordinariamente fuori dal tempo.
And God Save the Queen.