Scorsese, Coppola, Ken Loach, Almodovar, addirittura Fernando Meirelles. Sono loro il gruppo di supercattivi che se la dovrà vedere con Jon Favreau, Natalie Portman, James Gunn, Sebastian Stan e sicuramente tanti altri che si aggiungeranno, per decidere chi ha ragione nella questione Marvel.
Che, tanto per essere subito chiari, non esiste. Un po’ come parlare bene o male di Netflix. Non esiste il torto e la ragione, né tantomeno un’opinione più forte di un’altra. Esiste, al massimo, un ragionamento più articolato, competente e approfondito, che di solito è appannaggio di un operatore del settore serio e documentato.
Anche per i film di supereroi è così, ed abbastanza inutile andare a riprendere tutte le dichiarazioni dei registi, maestri che sono stati chiamati “rosiconi”, o che dovrebbero studiare la storia del cinema, almeno secondo i grandi critici che si trovano sui social.
Di fatto, la polemica non esiste. Scorsese & company parlano della questione per quella che è la loro sensibilità, basandosi sulle esperienze che hanno formato il loro modo di fare cinema, su come si è evoluta, non necessariamente in meglio, almeno dal punto di vista artistico, l’industria cinematografica americana, e come influenzi anche quelle a lei più vicina. È indubbio che ci sia anche una forte componente politica e ideologica, il fastidio è certamente nei confronti dell’egemonia Disney, e senz’altro per qualcuno è la maniera per togliersi qualche fastidioso sassolino dalla scarpa.
Infine, non sottovalutiamo due fattori. I gusti di persone comunque non più giovanissime e che hanno fatto un cinema, almeno nella forma, molto diverso. Persone che si sono certamente guadagnate di poter dire la loro, sapendo che il diritto di replica è sacrosanto. E poi, il fatto oggettivo che non tutto quello che produce la Marvel, o la DC, che comunque sembra comunque avere paradossalmente meno colpe, entrerà per sempre nell’immaginario collettivo. Nonostante l’entusiasmo straordinario attorno a ogni trailer, teaser, poster, foto e puzzetta.
Esistono due aspetti fondamentali. Primo: senza Coppola e Scorsese, e altri loro parenti stretti, il MCU probabilmente non esisterebbe nemmeno, per tutta una serie di ragioni che sarebbe lungo spiegare. Secondo: quel poco di impianto drammaturgico che c’è lo si deve anche, e forse soprattutto, all’esistenza di Taxi Driver e Apocalypse Now. Messi da parte questi, la questione si riduce a quanto di più banale il mondo moderno ci offre.
Tanti click con pochissimo sforzo.
“Che ne pensa dei film Marvel” è una domanda standard da poter fare a qualunque regista o sedicente tale si incontri su un tappeto rosso, a una conferenza stampa, un cocktail, al bagno. Poco tempo fa al posto di Marvel c’era Netflix. Fra qualche tempo ci sarà altro, a rotazione. E poi via, SEO a manetta, e la giornata è passata senza sforzo. Una volta era la stampa, baby. Oggi no, decisamente, perché queste non sono notizie, è evidente. Ma fanno comodo, a tutti. Tranne a l’unico diretto interessato.
Il cinema. Che oggi è veramente un’altra cosa, e non una considerazione da Matusalemme borioso. Al contrario, se non lo fosse perderebbe la sua funzione principale, quella di essere un’invenzione e un’arte del futuro e in continua evoluzione, tecnica e linguistica. Evoluzione di cui i signori che vengono tacciati di “rosicanza” sono protagonisti indiscussi. In tutta questa polemica, insomma, si parla tanto, ma si dice pochissimo. Sarebbe meglio il contrario.
E poi, dopo avere riflettuto e discusso in maniera costruttiva per tutti, vedersi o rivedersi La conversazione e Mean Streets. E a seguire Doctor Strange e Superman II.