Un futuro non troppo lontano. Centoquarantuno anni da oggi. “La discriminazione è elevata a sistema”, per citare un altro film di fantascienza, Gattaca, il cui regista Andrew Niccol ha senza dubbio foraggiato l’immaginario dietro questo. Il nostro pianeta è collassato su se stesso, ridotto a un ghetto dove solo l’industria pesante trova posto. La gente perbene, quella che muove i fili, è altrove. Su Elysium, un satellite appositamente realizzato per ospitare l’umanità “migliore”.
Neill Blomkamp, già regista dell’interessante District 9, sembra fare della discriminazione il tema preferito dei suoi film. Se lì c’erano dei mostruosi alieni, qui, a stimolare la creatività dei disegnatori, ci sono armi, astronavi e robot, in uno scenario post apocalittico tanto più inquietante quanto più è differenziato. Il tema centrale è il medesimo del film precedente: difendere lo status quo, a qualunque costo e con ogni mezzo. Su Elysium non esistono la povertà e le malattie, e com’è ovvio solo una piccola elite può viverci. La gente comune, il popolo, che è inesorabilmente povero e praticamente tutto allo stesso livello (la semplificazione in sole due fasce della società è ingenua, ma funziona), non può avere alcun accesso al satellite artificiale, pena l’abbattimento o l’espulsione.
Nel complesso Elysium non ha alcuna idea originale
Lo script è più simile a un collage di spunti presi dalla “fantascienza intelligente” degli ultimi anni. Certo, l’abilità di rimescolarli per far arrivare un messaggio diretto non è da poco, anche se poi i concetti sono sfrondati al punto da divenire comprensibili a ogni fascia d’età.
Matt Damon è paradossalmente misurato nella sua interpretazione muscolare, supportato da un esoscheletro che gratifica ancora la piaggeria dei disegnatori e dei realizzatori. Il suo è il ruolo più agevole, appena sfaccettato con due colpi di picchetto, non era necessario fare di più per l’eroe innamorato con molte macchie e molta paura. Chi davvero incute timore è Jodie Foster, in un ruolo a metà tra l’ufficiale nazista e il generale che difende il confine con la cieca furia della tolleranza zero. Ma anche la sua Delacourt risulterebbe alquanto sbiadita se non fosse per la credibilità che l’attrice riesce ad infonderle. Qui non ci sono sfumature: i buoni sono vessati da una società in cui l’ingiustizia regna sovrana e i cattivi sono cattivissimi, con intenzioni randomiche, imprevedibilmente violenti fino al parossismo.
Eppure, anche nella sua estrema ingenuità nello script, Elysium risulta un film gradevolissimo
E di alto intrattenimento. Segno ancora una volta che il regista sudafricano è capace di infondere ciò che la vita gli ha insegnato anche nella pellicola, senza inutili sovrastrutture, perché il messaggio arrivi forte e chiaro.
Leggi anche: The Bourne Supremacy – I molti giorni di Matt