Robert Redford vinse con la sua prima regia, Gente comune, l’Oscar che gli è sempre stato negato come interprete. Charles Laughton, Marlon Brando, Jack Nicholson, Sean Penn, Mathieu Amalric, Sergio Castellitto, e potrebbe essere ancora lungo l’elenco degli attori che hanno flirtato con la sedia per eccellenza di un set.
Adesso è arrivato il momento di Ryan Gosling, star esplosa con Drive, ma prima ancora già noto e apprezzato per tanti film di spessore e di vari generi, da Blue Valentine a Le pagine della nostra vita, e addirittura candidato all’Oscar per l’ottimo Half Nelson.
LEGGI ANCHE: Drive: romantiche strade violente
Dopo la seconda esperienza con Nicolas Winding Refn Gosling ha deciso di provare l’esperienza dietro la macchina da presa. Lo fa con una storia molto particolare, ambientata in un sobborgo fantasma degli Stati Uniti del sud dove seguiamo le avventure di Billy, di suo figlio Bones, della dolce Rat e del crudele Bully. Tra un nightclub grand guignol, una città sommersa e molte cose inutili nel mezzo, la famiglia di Billy riuscirà a trovare una vita migliore.
Lost River è un film ambizioso ma privo di personalità
Cosa che spesso accade agli attori che si legano a registi dal carattere molto forte. Gosling si perde nelle suggestioni visive del cinema del suo mentore, con colori freddi, tempi dilatati, inquadrature più storte di una posizione del kamasutra senza alcuna ragione, e un impianto narrativo che strizza tutti e due gli occhi a David Lynch.
Infiniti rimandi a Velluto blu, Mulholland Drive, Cuore selvaggio, un incredibilmente inutile cameo di Barbara Steele, colonna sonora alla Drive con dei superflui brani smaccatamente ispirati, chissà perché, ai Goblin, simbolismi al telefono e situazioni grottesche che sfociano nel ridicolo.
LEGGI ANCHE: Solo Dio perdona: trappole di sangue
Peccato vedere in tutto questo baraccone una sperduta Christina Hendricks e un buon cast sprecato.
La prima di Gosling dietro la macchina non è buona. E francamente non fa venire voglia di attendere la seconda.