Questa domanda se la stanno facendo tutti i fans del vecchio Spidey: ma ha senso, a pochi anni dalla trilogia di Sam Raimi, proporre un reboot delle avventure dell’Uomo Ragno?
The Amazing Spider-man, ma prima c’era Sam Raimi
La risposta ce la offre su un piatto d’argento la Marvel stessa che, così come la DC Comics, già da molti anni racconta le origini dei suoi eroi in molte salse diverse, assecondando le visioni dei suoi prolifici autori che hanno contribuito ad aggiungere tasselli alle complicate psicologie di personaggi fatti di chine e colori, rendendole col passare del tempo sempre più complesse e affascinanti.
The Amazing Spider-man Day Off
The Amazing Spider-man è una lettura altra della genesi dell’Arrampicamuri, ricca di licenze ma anche narrativamente liberata dai molti paletti che la sadica intransigenza dei puristi nerd spesso impone ai cinecomics.
Marc Webb, regista del piccolo cult sentimentale (500) Days of Summer, ha potuto così cimentarsi in un’operazione affascinante, unendo la spettacolarità di un Marvel movie a un racconto che deve assai, per fortuna, al cinema giovanilistico e formativo di John Hughes. Peter Parker è un giovane segnato dalla morte dei genitori, ai confini della sociopatia, innamorato segretamente della ragazza più bella e più in gamba della scuola, capace di conquistare solo quando finalmente potrà mettere una maschera che nasconde e libera, il suo vero io.
The Amazing Spider-man, il cast funziona
Scritto con intelligenza ed equilibrio e diretto con sicurezza sorprendente da un regista indie con un solo film alle spalle, The Amazing Spider-man ha tra i suoi punti di forza un cast estremamente convincente, a partire dalla giovane coppia protagonista, formata dall’eccellente Andrew Garfield, già notevole nel bellissimo e sfortunato Non lasciarmi, e dalla sempre più brava Emma Stone. Attorno a loro, un dream team di caratteristi di rango formato da Rhys Ifans, Martin Sheen, Sally Field, Denis Leary e, in un ruolo minore ma determinante, C. Thomas Howell, una delle tante star degli ‘80’s, protagonista di Soul Man, commedia della trasformazione che molto doveva alla cultura pop dei comics e che giustifica un quasi cameo tutt’altro che casuale.
Perché gli eroi, super o no, altro non sono che persone normali che si comportano come la nostra folle e migliore umanità ci dovrebbe ispirare ogni giorno.