Oliver Stone ha incontrato a Londra Julian Assange. Il regista premio Oscar ha fatto visita al fondatore di Wikileaks presso l’ambasciata dell’Ecuador nella capitale britannica, dove Assange è rifugiato politico per evitare l’estradizione in Svezia dove dovrebbe rispondere a un’accusa di violenza sessuale che gli è stata mossa proprio dopo avere immesso in rete oltre duecentocinquantamila documenti diplomatici di provenienza per lo più statunitense e che hanno provocato profondo imbarazzo soprattutto a Washington. Assange è ospite del governo ecuadoreno dal giugno del 2012.
Oliver Stone ha commentato l’incontro con Assange tramite alcuni messaggi su Twitter, definendolo “un incontro pieno di speranza” ma “triste, perché Julian non è potuto uscire dalla porta insieme a me. Vive in una piccola stanza con modestia e grande disciplina”.
Stone aveva già reso nota la sua solidarietà ad Assange nell’agosto 2012, quando aveva firmato con Michael Moore un editoriale sul New York Times in cui deplorava la politica repressiva del governo americano nei confronti dell’attivista australiano. Dopo l’incontro, avvenuto per la cronaca giovedì 4 aprile, il regista di Platoon e Wall Street ha approfittato anche per commentare i due film su Julian Assange da poco prodotti. Il primo è il documentario di Alex Gibney We Steal Secrets: the Story of Wikileaks, di cui ha semplicemente scritto che “non era previsto fosse gentile”. Molto più duro nei confronti del film diretto da Bill Condon, con Benedict Cumberbatch nei panni di Assange, The Fifth Estate, già definito da Assange “un cumulo di bugie per screditare Wikileaks e il suo staff”.
“Credo che non molti negli Stati Uniti capiscano quanto sia importante l’operato di Wikileaks e il supportare Julian Assange” ha concluso Stone “che ha fatto tanto per la libertà d’espressione e che viene oggi perseguitato dalla nazione che di questo concetto ha invece abusato”.