Lo abbiamo aspettato per quasi vent’anni, ma l’attesa sta per finire. Il 15 luglio uscirà in Italia Land of the Dead, il quarto film di George Romero della sua saga sui morti viventi. I primi quattordici minuti sono stati proiettati in anteprima mondiale al 58mo Festival del cinema di Cannes e senza dubbio, se il buongiorno si vede dal mattino, ci apprestiamo a vedere un altro capolavoro del genio dell’horror di Pittsburgh. Ovviamente non potevamo farcelo sfuggire e ci siamo fatti raccontare da lui cosa significa per lui raccontare una nuova puntata di quest’avventura iniziata nel lontano 1968.
George Romero, c’è qualcosa che l’ha in qualche modo preoccupata nel prendere in mano un film sui morti viventi dopo così tanto tempo?
George Romero: No, direi di no, anche perché ho avuto la possibilità di fare un film esattamente come desideravo farlo, ho avuto tutta la libertà che volevo da parte della Universal. Gli zombi sono come sempre stati, non li ho allineati ai tempi, continuano a muoversi lentamente anche per questa nuova generazione abituata ai videogiochi. Io ho avuto la possibilità di avere a disposizione le stesse persone con cui ho lavorato anche nei film precedenti, ma visto che si tratta di una produzione più ricca ho potuto fare delle scelte registiche diverse che prima non mi potevo permettere.
Questo non le ha creato problemi, però, dal punto di vista delle situazioni. Di solito le major si preoccupano molto della censura…
George Romero: Sì, ho tagliato un paio di scene che poi andranno nel dvd, ma in generale ho potuto mettere quasi tutto quello che desideravo nel film.
Dal punto di vista tecnico, tutto è ancora molto artigianale, in un certo senso…
George Romero: Sì, ho continuato a lavorare con i miei metodi, quello che si vede sullo schermo è stato realizzato sul set, ci sono solo un paio di scene in CGI che erano necessarie. In una, per esempio, devo far saltare un pezzo di testa a uno zombie e non potevo farlo con le tecniche tradizionali e neanche potevo davvero far fuori una delle comparse, in casi come questi ho utilizzato le tecniche digitali, per il resto è una produzione vecchio stile. Gli attori però non hanno mai lavorato su green screen, l’altra grossa cosa in CG è la torre in cui vive il personaggio di Dennis Hopper, quella è stata creata in digitale.
Com’è nata la saga dei morti viventi?
George Romero: Mi sono basato principalmente su Richard Matheson, il concetto dell’ultimo uomo sulla Terra, unito al fatto che il primo film, La notte dei morti viventi, è nato alla fine di un periodo per gli Stati Uniti, gli anni Sessanta, in cui sembrava si potesse cambiare il mondo, ma poi le cose non sono andate così. Per me gli zombie rappresentano una specie di movimento rivoluzionario che si contrappone ai viventi che non capiscono che il mondo sta cambiando, io li ho sempre visti così. Spero che il messaggio arrivi anche con questo film, soprattutto negli Stati Uniti.
È anche per questo che nei suoi film la cosa più importante sono i rapporti tra i vivi, non la guerra con i morti viventi…
George Romero: Assolutamente, è quello che mi interessa di più, analizzare le tensioni all’interno del microcosmo dei sopravvissuti. I morti viventi sono semplicemente uno scenario, quello che voglio è capire le dinamiche di una comunità con tutte le sue diversità interne.
In Land of the Dead c’è anche un altro punto di continuità con il passato della serie, la presenza di Asia Argento…
George Romero: Suo padre Dario è stato l’artefice del secondo film, fu lui a chiamarmi, dicendomi di andare in Italia per scrivere la sceneggiatura dal soggetto che già avevo, e fu sempre lui a trovare i soldi per fare il film. Asia all’epoca era una bambina di tre anni, poi l’ho vista crescere, quando Dario e io girammo Due occhi diabolici era già una ragazzina e con gli anni e cresciuta, così come i suoi tatuaggi. Ma non ero nella stessa stanza quando glieli facevano!
Cosa ne pensa del remake de L’alba dei morti viventi?
George Romero: È un buon film d’azione, niente di più, non c’è molto di quello che volevo trasmettere io con quel film. È un’operazione che si è allineata ai tempi, i morti viventi sono in grande forma, sono forti e corrono velocissimi. Diciamo che i miei zombi preferisco mandarli in biblioteca prima che in palestra.
Ci sarà un altro film della saga?
George Romero: Land of the Dead è stato scritto in modo che abbia un seguito, è una storia a sé che ha però la possibilità di continuare. La sceneggiatura del sequel è già pronta e se la risposta del pubblico a questo film sarà buona, inizieremo subito a lavorare al quinto film. Spero vada tutto bene, perché non so se posso aspettare altri vent’anni per farne un altro…