Robert Luketic, regista di Il potere dei soldi, ha iniziato la sua carriera con due ottime commedie rosa, gustosissime e intelligenti, che avevano come punto di forza l’approfondimento psicologico dei personaggi. La fortuna de La rivincita delle bionde non sta certo nella leggerezza del racconto, e sicuramente nemmeno soltanto nell’intelligenza promozionale che lo accompagnò. Il successivo Appuntamento da sogno univa tre talenti in una storia deliziosa, raccontata con buon mestiere. Dopo un altro paio di lavori, ecco arrivare 21, meno rosa ma non troppo diverso: l’essere se stessi pur perseguendo il proprio sogno e le proprie capacità, inciampare e perdere momentaneamente la direzione erano comunque gli argomenti di fondo.
Poi il buon Robert ha voluto strafare. È caduto come molti altri nella trappola che vuole la commedia come genere minore. Niente di più sbagliato, come gli amanti del vero cinema (da Charlie Chaplin a Jerry Lewis, a Billy Wilder, la vera grandezza sta proprio nella leggerezza) sanno bene. Eccolo cimentarsi con lo spionaggio, l’insider trading in puro stile Wall Street in questo Il potere dei soldi. Solo che oggi il vero business è la telefonia, ed Echelon con essa. Quel meccanismo di controllo trattato già in altri film e che qui diventa un personaggio stesso.
Cast strepitoso: difficile desiderare due antagonisti migliori di Gary Oldman e Harrison Ford che combattono a colpi di ironia e frecciatine, difficile avere una coppia più rampante e splendida-splendente di Liam Hemsworth e Amber Heard. Ciò che manca a Il potere dei soldi è proprio ciò che aveva reso i precedenti lavori dell’australiano così brillanti: la psicologia dei personaggi. Che qui si esprimono con frasi che si lasciano indovinare almeno un paio di battute prima, così come la trama ha snodi prevedibili e rassicuranti, quando non addirittura buonisti, già dalla terza scena. Davide che uccide il gigante Golia: desiderio di giustizia di biblica memoria e qui applicato all’economia. Nulla di più, niente di originale, non in un solo aspetto. Restano le buone interpretazioni e un paio d’ore di intrattenimento che, se si fosse trattato di un film italiano, avremmo facilmente consigliato di guardare in TV.