Hipster:
giovane tendenzialmente disinteressato alla politica e con velleità fortemente anticonformiste, che si riconosce per atteggiamenti stravaganti e abbigliamento eccentrico e variopinto.
(Definizione: Accademia della Crusca)
Radical Chic:
Borghese di tendenze politiche radicali con atteggiamento fortemente snobistico
(Definizione: Dizionario Sabatini Coletti)
Noah Baumbach è uno dei massimi esponenti del cinema radical chic americano, che a onor del vero ha anche prodotto gran belle cose, a partire dal’opera omnia di Wes Anderson, per cui Baumbach ha scritto Fantastic Mr. Fox e Le avventure acquatiche di Steve Zissou. Newyorkese di Brooklin, per questo meglio di chiunque altro conosce il fenomeno dei moderni hipster, niente a che vedere con quelli originali, appassionati di jazz e bebop che affollavano i fumosi locali dove suonavano i grandi musicisti degli anni Quaranta e Cinquanta. Oggi gli hipster si riconoscono dalla montatura degli occhiali, i mocassini con i calzini corti e i bermuda, praticamente un’istigazione all’omicidio, per non parlare della rarefazione della loro anima e soprattutto della mente, presi come sono da massimi sistemi, come l’abbinare i rombi dei maglioni alla carta da parati dell’appartamento di Tribeca.
E proprio nell’elegante quartiere intellettuale della Grande Mela decide di traslocare la radical chic Sophie, lasciando al suo destino la hipster Frances. La prima è un’editor in una importante casa editrice, lavoro che non ama ma ben pagato, la seconda ballerina disoccupata, lavoro che ama ma per cui non ha abbastanza talento. Amiche dai tempi del college, si separano a seguito del desiderio di crescita di Sophie, scatenando una morbosa gelosia nell’immatura Frances. Eppure, la separazione sarà la svolta delle loro vite.
Opera programmaticamente indipendente scritta da Baumbach con la protagonista, Greta Gerwig, ovviamente nuova musa degli Indie come lo fu vent’anni fa Parker Posey, Frances Ha è un film tanto perfetto quanto irritante, con il suo bellissimo e inutile bianco e nero, un personaggio principale tanto puro quanto egoista, un contorno sociale di intellettuali spocchiosi giudicati dallo sguardo di Frances, una ragazza in cerca della sua strada e, ovviamente, dall’immenso talento imprigionato dalla paura di crescere. Tutti tasselli sistemati a dovere, manca purtroppo un po’ di calore in questo perfetto scenario. Non riesce a darlo Baumbach, che non sbaglia un’inquadratura, seguendo alla lettera il manuale del giovane Woody Allen, rendendo il film solo ben confezionato. Non ci riesce Greta “voglio essere Diane Keaton” Gerwig, troppo impegnata a rendere indimenticabile per lo spettatore l’incontro con Frances per rendersi conto che dopo venti minuti l’unico desiderio è quello di non incontrare mai una persona del genere.
Eppure Frances Ha funziona perfettamente proprio per tutte queste ragioni, e ci sarebbe da riflettere a lungo, ma forse basta farsi venire in aiuto dai R.E.M. che anni fa cantavano “è canna da zucchero che sapeva di buono, è cannella, è Hollywood”.
Una chiosa molto radical chic e anche un po’ hipster.
Alessandro De Simone