Unbroken racconta la storia di Louis Zamperini, una di quelle che merita davvero di essere raccontata. Figlio di emigrati italiani negli Stati Uniti, viene salvato da un sicuro futuro da galeotto dal fratello che lo instrada sulla pista d’atletica. D’altronde, se vuoi fare il ladro la velocità devi averla nel sangue. Louis invece che in galera finisce alle Olimpiadi di Berlino del 1936, dove fa una bella figura nel fondo, nello stadio che vide le gesta di Jessie Owens al cospetto di Adolf Hitler.
Appuntamento a Tokio ’40, ma quell’edizione non si svolse mai. Arriva la guerra e Louis si ritrova a bombardarlo il Giappone, finché il suo aereo non viene abbattuto e fatto prigioniero da quei giapponesi che voleva stupire con la sua corsa. E alla fine vincerà comunque.
Tra cinema bellico e biopic sportivo, Unbroken ha tutte le potenzialità per piacere a un vasto pubblico e anche di poter essere un bel film.
Basterebbe il cast tecnico: Coen Bros che supervisionano lo script di Richard LaGravenese, Roger Deakins alla fotografia, Alexandre Desplat a comporre. La faccia ce la mettono i migliori giovani talenti del cinema inglese, Domhnall Gleeson e Jack O’Donnell.
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Eppure, nonostante gli sforzi, Angelina non riesce a stupire il mondo. Unbroken è un freddo ibrido tra Il ponte sul fiume Kwai, Furyo e L’impero del sole, e il confronto con Lean, Oshima e Spielberg non può che essere impietoso. Quello che purtroppo non manca è la retorica, usata male, e la continua ricerca della scena madre, che quando arriva non emoziona più.
Narrativamente frammentato, Unbroken procede per episodi
Che sembrano più tentativi per trovare giusta struttura e necessario equilibrio per raccontare una storia dal respiro molto ampio. Che invece finisce con il colmo per un corridore: avere il fiato corto.
Peccato, soprattutto perché i citati interpreti sono entrambi notevoli. Purtroppo manca l’unica cosa che serve a un film di questo genere: la capacità di emozionare lo spettatore. Per quella non bastano l’impegno e i soldi. Serve talento. E non tutti ce l’hanno.