Viene sempre tanta nostalgia a guardare un nuovo film di Luc Besson. Nostalgia dei capelli bianchi sparati di Christopher Lambert in Subway, della matita mutilatrice di Nikita, del caschetto alla Louise Brooks della peccaminosa Natalie Portman bambina di Leon. Nostalgia di terre lontane, direbbe Edgar Reitz, perché il Besson odierno è un tycoon di successo che si diverte ogni tanto a tornare dietro la macchina da presa, avendo anche la fortuna di essere un costruttore di blockbuster in Francia e con Lucy, dopo molto tempo, anche nel resto del mondo.
Lucy, bella ragazza un po’ sbandata
Costretta a trasportare nel suo corpo una droga potentissima, grazie, si fa per dire, alla sostanza si trasforma in una supereroina, anche se sono cristalli, per poi evolversi in qualcosa di molto più potente, braccata nel mentre in giro per il mondo da un boss della Triade.
Ritmo frenetico, un inseguimento automobilistico di gran livello e un pizzico d’ironia che purtroppo sparisce con l’aumento della potenza della bella Scarlett Johansson, perfettamente a suo agio nei panni della protagonista.
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Intrattenimento puro e una riflessione, molto blanda, sull’evoluzione della società umana, per un film che nulla aggiunge alla carriera di un cineasta che probabilmente si è già ritirato da tempo.