Probabilmente la maniera più facile per capire La teoria del tutto e l’imperscrutabile Stephen Hawking sta nello sketch che ha regalato ai Monty Python in occasione del loro show di commiato alla O2 Arena nello scorso luglio. Un uomo geniale, totalmente fuori dagli schemi, libero pensatore e un con un enorme senso dell’umorismo. Un pregio, quest’ultimo, che non deve mancare a un uomo segregato da anni nei confini del suo corpo inerme, mentre la sua mente viaggia lontano, tra galassie e buchi neri, tra dimensioni a noi sconosciute.
Spesso e volentieri il dover sopperire a delle mancanze fisiche aiuta a sviluppare altre caratteristiche. Alex Zanardi, per esempio, è diventato un supereroe, Hawking semplicemente ha ampliato gli orizzonti del suo già impressionante organo cerebrale.
Quello che però spesso non si conosce di queste persone è quello che sono nella loro quotidianità. Pistorius, per esempio, non era certo il paladino dei diritti degli atleti paraplegici che il mondo conosceva (anche se il dubbio che li consideri tutti degli scherzi della natura l’ho sempre avuto). Stephen anche è un uomo come gli altri, con i suoi sentimenti, pregi e difetti, raccontati al mondo dalla ex moglie Jane nella sua autobiografia, assolutamente autorizzata, da cui è stato tratto il biopic diretto da James Marsh La teoria del tutto.
Il titolo è ispirato alla formula di cui Hawking è da sempre alla ricerca
E che dovrebbe secondo lui spiegare il senso stesso della vita. Marsh, documentarista di livello eccelso, non aveva delle pretese così elevate, limitandosi a portare sullo schermo un biopic ben girato e con alcune chicche invisibili per intenditori (nel momento in cui Hawking è costretto sulla sedia a rotelle cambia il formato video, per poter cogliere meglio l’ambiente domestico e la dimensione della sua vita tra quattro mura). Niente che un ottimo cineasta come lui non sappia fare, ma la bravura maggiore è stata nella scelta degli attori.
Eddie Redmayne e Felicity Jones benedicono il film con due interpretazioni sontuose, e se la trasfigurazione del primo nello scienziato è tanto eccezionale quanto dovuta quando hai tra le mani un ruolo da Oscar, ancora meglio fa la sua collega. La Jones rende un’interpretazione dalle mille sfumature e con un lavoro sul corpo altrettanto straordinario, appoggiandosi a suo Stephen sia emotivamente che fisicamente, una danza che la coppia esegue alla perfezione della prima all’ultima scena.
La teoria del tutto non è la biografia di Stephen Hawking
Ma la storia di un amore eccezionale, un film con i suoi difetti cinematografici, ma con dei picchi emotivi straordinari che riempiono il cuore. Se andate al cinema per sapere che siete ancora vivi, allora questo è il film per voi.
Per i capolavori andate tre porte più in là.