L’argomento soldi ha sempre affascinato il mondo dell’arte, dalla musica (vedi Pink Floyd), alla letteratura (fare un esempio significherebbe non rendere merito a chi non viene citato), fino naturalmente al cinema. Eric Von Stroheim creò il suo capolavoro, Greed, basandosi sull’atavica avidità insita nel genere umano, mentre Paul Newman ha vinto il suo unico Oscar proprio con Il colore dei soldi.
È quindi naturale che ciclicamente l’argomento torni in auge e nell’ultima stagione cinematografica è stata la Francia a interessarsene, prima con Ah, se fossi ricco e poi con questo Il costo della vita.
Un titolo e un film di scottante attualità, nella nostra povera Europa alle prese con i rincari dovuti dal passaggio all’euro, ma non è certo del prezzo dei carciofi che vuole parlare Philippe Le Guay. Il regista francese ha preferito invece raccontare le storie di cinque personaggi e del loro rapporto con il denaro, dando al tutto un tono da commedia, “anche se” afferma lo stesso Le Guay “mi rendo conto che non c’è niente di leggero quando si ha a che fare con il denaro”.
Lo spunto di “Il costo della vita” arriva da un articolo sulla vita di una giovane, figlia di un ricchissimo artista scomparso. Il rapporto della ragazza con la sua enorme eredità era però totalmente conflittuale e, proprio dalla voglia di capire la psicologia di questo personaggio, è partito Le Guay per scrivere il soggetto del film.
Ecco quindi che sono nati l’irriducibile taccagno e il ristoratore generoso fino all’autolesionismo, la donna decisa a far pagare sempre gli uomini e l’imprenditore che rinuncia alla sua fonte di guadagno in cambio della salute, fino a un’ereditiera desiderosa di farsi amare per ciò che è e non per il suo conto in banca.
Un film corale, in cui le avventure di questi personaggi si incrociano continuamente e il cui scopo è quello di trovare delle risposte al rapporto che ognuno di noi ha con il valsente. Una cosa non facile, ma in questi casi, per rendere il compito più agevole, è consigliabile affidarsi a un cast di grande valore. Per questo Philippe Le Guay è stato molto attento nella scelta degli interpreti, andando sul sicuro con due star del cinema transalpino come Vincent Lindon e Fabrice Luchini a cui ha affiancato attori e attrici dall’indiscusso talento come Geraldine Pailhas (vincitrice di un César, l’Oscar francese, come miglior esordiente nel 1990), Lorant Deutsch e Isild Le Besco.
E adesso, al cinema, pubblico pagante…