Uno dei comici più affidabili e intelligenti di Hollywood che con Tower Heist prova a cambiare rotta: oltre alla solita dose di risate, anche un tuffo nell’action e uno sguardo trasversale all’America colpita dalla crisi economica. Abbiamo incontrato Ben Stiller a New York, dove ci ha presentato il suo nuovo atteso film, che ha interpretato insieme a un’altra icona come Eddie Murphy.
In Tower Heist ha lavorato con un cast di primo livello: come si è trovato a dividere il set con tanti e tanto bravi attori?
Ben Stiller: Lavorare con Eddie Murphy è stato appagante. Sono stato un suo fan per così tanto tempo che già conoscevo il suo stile recitativo, è stato bello vedere che avevamo molti punti di riferimento in comune, come i vecchi film di Harold Lloyd. Sul set è preparatissimo: si porta dietro un bagaglio comico d’attore incredibile, ha un repertorio sconfinato. Tea Leoni è una bravissima attrice, intelligente e con un senso perfetto della battuta. Con lei è proprio una questione di chimica, riusciamo a perderci nel momento di una scena, come quella al diner in cui lei si ubriaca. Non lavoravamo insieme da Amori e disastri di David O’russell, è stato fantastico ritrovarsi. Casey Affleck è stato sorprendete, un attore divertente e superserio insieme, due facce che porta dentro il personaggio nello stesso momento. Ha improvvisato molto nel film, è uno che si interessa del realismo e anche della comicità di una situazione. Ma anche Gabourey Sidibe e Michael Pena sono spiritosi.
Come si è trovato a essere diretto da Brett Ratner?
Ben Stiller: Ha portato energia, entusiasmo e fiducia. Lo conosco da vent’anni, siamo ottimi amici, ma non avevamo mai lavorato insieme e finalmente ci siamo chiesti il perché. Brett è un entusiasta e sa trasmetterlo. Sa fare film divertenti, che poi piacciono al pubblico a prescindere dal genere. Ha un team con cui lavora sempre e questo aiuta moltissimo nell’amalgama tra cast tecnico e artistico. Per Tower Heist ci siamo intesi immediatamente su quello che volevamo riguardo il tono e il ritmo, per me era fondamentale perché questa è un’operazione differente da quello che ho fatto in precedenza, una commedia ma con in più l’elemento della rapina: è molto più action rispetto ai miei film passati, in qualche modo volevo realizzare un classico heist-movie.
Torniamo a Murphy: ha sentito la rivalità con un’icona comica così grande?
Ben Stiller: Non proverei mai a essere più divertente di Eddie Murphy. Lui ha la sua comicità, io la mia. Come ho detto tutto il cast del film ci ha messo una dose di comicità personale. Quando si gira un film del genere si ragiona in termini di commedia, si devono costruire molte opportunità per essere divertenti e si cerca di esserlo il più possibile. Perché deve esserlo il film, non per creare competizione. Quando lavori insieme quello che conta è il gruppo e la giusta interazione. Non penso mai in termini di comicità, ma di personaggi: regia e sceneggiatura devono occuparsi del divertimento, gli attori di interagire.
Avete seguito il copione alla lettera o c’è stato spazio per l’improvvisazione?
Ben Stiller: Abbiamo cercato di equilibrare le due cose. Ci saranno sempre alcune scene che in una sceneggiatura funzionano e non hanno bisogno di ritocchi, ma succede anche il contrario: allora devi adattare il tuo stile a quello degli altri per rendere una situazione migliore. Sì, c’è stata improvvisazione, anche se lo script era già molto elaborato e pieno di trovate spassose. A essere sincero, a me non piace comunque entrare in film in cui è tutto scritto e organizzato…
Tower Heist parla dell’attuale crisi economica americana, e affronta la delicata questione della vendetta. Come si pone riguardo a questi due temi?
Ben Stiller: La crisi economica non mi ha colpito in maniera traumatica, so di essere privilegiato. Con questo lungometraggio volevamo raccontare la frustrazione di chi invece si è ritrovato al tappeto, soprattutto evidenziare il fatto che in alcuni casi ci sono state persone che si sono prese il denaro di altre. La vendetta è una cosa difficile da gestire: è gente che è stata fregata, e moralmente mi sento dalla loro parte, ma bisogna sempre definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Qual è il segreto della comicità di Ben Stiller?
Ben Stiller: Credo sia che non penso di essere sempre divertente. O meglio, non cerco di esserlo. Se tentassi a ogni costo di essere comico non funzionerebbe, penso che nessun vero comico lo faccia. Un attore mette in scena quello che reputa divertente con naturalezza, questo lo rende efficace. Cercare troppo le situazioni è sbagliato. Ognuno ha un suo senso dell’umorismo, è fondamentale lavorare con gente che riesce a comunicare il proprio.
A che punto è la sua carriera di attore? Si sente realizzato come persona?
Ben Stiller: Non mi vedo solo come un attore, mi sento più un filmmaker nel senso più generale del termine. Sono molto soddisfatto perché so di avere l’approvazione degli spettatori: con gli anni cambi come uomo e il tuo pubblico cambia con te, e se continua a seguirti vuol dire che hai lavorato bene. Mi sento realizzato, sono felice della strada che ho intrapreso. Se non avessi lavorato nel mondo del cinema, avrei scelto l’archeologia, anche se non l’ho mai
connessa allo studio: da giovane non ero un grande studente, mi piacevano più i film. ricordo che vidi Lo squalo e capii cosa volevo fare. Mi piace la storia: con Una notte al museo ho potuto combinare questa passione con il cinema, è stata una bella esperienza. Ho dei figli magnifici e voglio che siano felici di quello che faranno, non importa cosa. Sarei emozionato se riuscissero anche in qualche mestiere fuori dallo showbusiness. Ci vorrebbe qualcuno che fa un lavoro serio in famiglia!
L’ultima, consueta domanda: quali sono i suoi progetti più prossimi?
Ben Stiller: Sto lavorando a un nuovo film, Neighborhood Watch, una commedia su degli alieni che atterrano nei sobborghi di una città. C’è un grande cast: Vince Vaughn, Jonah Hill, Richard Ayoade e Rosemarie Dewitt che interpreta mia moglie, è una grande attrice. Poi farò il remake di The Secret Life of Walter Mitty, che dovrei anche dirigere.