C’è poco da dibattere: è stato Inception il film più importante dell’estate americana. E ci sono pochissimi dubbi anche sul fatto che sia uno dei film più attesi anche in Italia, dove uscirà il prossimo 24 settembre. Kirk Honeycutt su Hollywood Reporter ha aperto la sua recensione definendolo “la migliore idea cinematografica da molto tempo a questa parte”. Sottolineando in particolar modo come la forza primaria del film stia nella capacità del regista Christopher Nolan di coniugare la sua personale visione di science-fiction con una storia adatta alle esigenze spettacolari del grande pubblico, un high concept che permette ai vari personaggi in scena di viaggiare dentro vari livelli di realtà.
Architettura narrativa, viaggio mentale, realtà e immaginazione che si fondono. Con Inception Nolan rimette insieme tutti i pezzi e li espande verso universi onirici
Anche Justin Chang su Variety ha espresso il suo giudizio positivo sul Inception:
“Se i film sono sogni condivisi, allora Christopher Nolan è uno dei più inventivi sognatori di Hollywood”.
Eppure questo lungometraggio per tanti rappresentava una scommessa che non era scontato sarebbe stata vinta in partenza: molti degli addetti ai lavori e della stampa specializzata consideravano Inception non un semplice blockbuster estivo destinato a incassi stratosferici, quanto piuttosto un “art movie” costato oltrettutto la bellezza di centosessanta milioni di dollari. Anche la durata della pellicola, che si avvicina alle due ore e mezzo, non consentiva un numero di spettacoli elevato e quindi una collocazione più ampia nelle sale cinematografiche.
L’esordio al botteghino nel weekend del 16 luglio ha totalmente smentito i dubbi riguardanti l’appeal di Inception presso il pubblico americano: sessantadue milioni di dollari guadagnati con una media che ha superato abbondantemente i sedicimila dollari. Considerato che i dirigenti della Warner Bros. sarebbero stati soddisfatti con un incasso che si aggirava sui quaranta o quarantacinque milioni di dollari, il risultato potrebbe essere considerato addirittura entusiasmante.
In un momento in cui la macchina dei sogni hollywoodiana propone al pubblico un intrattenimento sempre più superficiale, che stimola nella maniera più blanda possibile le capacità intellettive e la concentrazione degli spettatori, il film di Nolan sembra al contrario offrire uno spettacolo che mette alla prova l’interesse e le capacità deduttive degli spettatori.
Per tentare di rendere l’idea di cosa sia Inception bisogna necessariamente parlare di “architettura della narrazione”, che poi è una delle costanti del cinema di Nolan a partire dal film che lo ha lanciato nel 2000, Memento. Come in quel caso, la storia del suo nuovo lavoro – che nel cinema di questo autore è sempre la base imprescindibile su cui poggiare la messa in scena – può essere paragonata a una costruzione esteticamente ipnotica, labirintica, in cui l’apparente fragilità e l’algida bellezza rappresentano inaspettatamente dei punti di forza enfatizzati dallo stesso architetto. In un edificio di tale imponenza ci si può perdere, oppure si può esserne respinti, ma è impossibile non ammirarne la geometria precisa.
La vicenda vede protagonista Dom Cobb (Leonardo DiCaprio), un “extractor” capace di entrare nella mente delle persone, più precisamente nell’inconscio dei loro sogni, e rubare loro le idee più recondite. Ad aiutarlo nel suo lavoro una squadra di tecnici composta tra gli altri dal fido Arthur (Joseph Gordon-Levitt) e dalla bella Ariadne (Ellen Page).
Cobb viene ingaggiato dal businessman Saito (Ken Watanabe) per un’operazione ancora più rischiosa: entrare nella mente del suo concorrente Robert Fischer Jr. (Cillian Murphy). Invece di carpirgli segreti, deve innestare nel suo inconscio un’idea che pian piano lo porterà a smantellare il suo impero industriale. La difficoltà dell’impresa viene aumentata dallo stesso Cobb, che deve anche fare i conti con un passato che lo tormenta nella figura di sua moglie Mal (Marion Cotillard).
Dopo il doloroso Teddy Daniels in Shutter Island di Martin Scorsese, Leonardo DiCaprio torna immediatamente in un ruolo celebrale e complesso, in cui la vita interiore del protagonista appare come una chiave di volta fondamentale per comprendere la vicenda di Inception:
“Si è trattato di una vera e propria sfida che consisteva nel creare uno sviluppo emotivo coerente con il suo progressivo inoltrarsi nelle varie dimensioni oniriche. Nel suo percorso Cobb deve anche venire a patti con se stesso: credo che Inception sia una sorta di viaggio mentale nel quale un uomo deve affrontare i suoi incubi, il rimosso che poi tormenta la sua vita reale”.
Come successo già con Batman Begins e Il cavaliere oscuro, Christopher Nolan ha applicato a un soggetto di science-fiction la sua idea di cinema, la quale al contrario si orienta verso una rappresentazione il più possibile realistica della messa in scena.
“Penso ci sia una connessione molto forte tra il modo in cui assorbiamo un film e la struttura dei nostri sogni. In entrambi i casi si tratta di un processo specifico che implica sia il subconscio che sfere più consapevoli della mente: le modalità in cui un film ci rimane impresso non sono molto lontane dalla memoria dei sogni. Quello che mi ha maggiormente ispirato è stata la scommessa di poter rendere in maniera concreta l’universo onirico su cui si fonda Inception, costruire un realismo di fondo che è alla base di tutti i miei film”.
(Christopher Nolan)
Sotto questo punto di vista con Inception l’autore londinese ha sicuramente realizzato la “summa” del suo lavoro precedente, coniugando con lucidità alcune delle idee portanti delle sue pellicole passate. La costante forse principale di tutta l’opera di Nolan è l’ossessione di un protagonista e la costruzione di un piano articolato per raggiungere lo scopo che lo assilla. Dal Leonard di Memento al poliziotto Will Dormer di Insomnia, dai maghi rivali di The Prestige allo stesso Joker de Il cavaliere oscuro: tutte queste figure sono accomunate dalla necessità profonda, spesso irrazionale, di arrivare con ogni mezzo al raggiungimento della missione che la psiche ha loro imposto. In Inception questo disegno mentale diventa addirittura fondante dell’estetica del film, spingendo forse oltre l’immaginabile le capacità del cineasta di tradurre in immagini le sue intuizioni più radicali.
Questo e molto altro è Inception
Ultima spregiudicata immersione cinematografica nell’universo di Christopher Nolan, autore che nell’odierno panorama internazionale riesce più di tutti a fondere con intelligenza acuta e notevole senso dello spettacolo le necessità economiche delle produzioni ad alto budget con una visione personale di cinema.