The Beach Bum indica, come da definizione del Cambridge Dictionary, un personaggio, uomo o donna che sia, che passa il suo tempo a divertirsi in spiaggia. È questa la principale occupazione di Moondog, poeta baciato da uno straordinario talento, ma anche da una innata propensione all’autodistruzione e all’eccesso. Ricco, grazie al matrimonio con una splendida miliardaria (una magnifica Isla Fisher) padre amorevole a modo suo, vede la sua vita cambiare in una notte.
Harmony Korine è un cineasta su cui si può dire tutto e il contrario di tutto. Enfant prodige, artista, scrittore, tossicodipendente, certamente cialtrone nel senso più intellettuale del termine. Come può esserlo un uomo straordinariamente intelligente che usa il suo grande talento per prendere in giro la società che lo alimenta, lo esalta e lo brucia al tempo stesso. Come tutti gli artisti, però, non riesce a distruggere in via definitiva il suo desiderio creativo. Ci prova da anni, frantumando ogni forma narrativa scientemente, una ribellione sistematica a sé stesso che lo ha inconsciamente, o forse deliberatamente con metodo scientifico, portato a costruire un’epica precisa.
The Beach Bum è stato presentato in anteprima italiana al Milano Film Festival 2019
Ed è il personalissimo grande romanzo americano di Harmony Korine. Di cui Moondog è l’alter ego dei sogni. Costretto a vagare dall’Inferno al Paradiso, il nostro Dante di Miami torna a riveder le stelle dopo avere incontrato sulla sua strada i contemporanei protagonisti dei grandi classici americani, da Huck Finn al pescatore Santiago, fino al moderno cantastorie di un paese in progressivo disfacimento morale e culturale. Tutto questo bevendo come una spugna, fumando spinelli olimpici e guardando il tramonto sul mare ogni volta come fosse la prima.
Dopo la grande e in fondo divertente truffa cinematografica Spring Breakers, che dietro il nichilismo estetico nascondeva una critica feroce alla società americana produttrice di spazzatura sociale, The Beach Bum è un passo in avanti gigantesco. Matthew McCounaghey si diverte a biascicare il suo accento texano e a indossare abiti femminili e perizoma colorati. Ma nel suo gigionismo riesce a trasmettere intensità e poesia inaspettata, fino al finale, folle, anarchico e anche fanciullesco nella sua critica al capitalismo.
E forse anche per questo, qualche verso di Moondog finisce con il restarci nella testa. E quasi a farci commuovere.