I fatti. Stanotte ignoti hanno dato fuoco, per la seconda volta in pochi mesi, a La pecora elettrica, libreria del quartiere Centocelle, periferia sud-est di Roma. Zona complicata, senza dubbio, sebbene grazie a un comitato di quartiere attivo e propositivo, stia vivendo nell’ultimo anno una rinascita. Lenta, ma importantissima nel tessuto sociale e culturale della città.
La pecora elettrica è parte integrante e importante di questo processo. Come d’altronde è naturale per un’attività che si occupa di promuovere e diffondere cultura. Chi sia stato a dare fuoco alla libreria non è dato sapere, almeno non ancora. Ma dato che il primo attentato risale, guarda un po’, al 25 aprile, un sospetto potrebbe anche sorgere. Avallato dal fatto che nessuno si è sognato, né all’epoca né oggi, di emanare un comunicato per dissociarsi dall’accaduto. Come dire: se anche non fossimo stati noi, non è che la cosa ci dispiaccia.
Non che il doppio attentato debba essere per forza di matrice politica. Il controllo del territorio è appannaggio della criminalità della zona, gente che un libro sa perfettamente com’è fatto e cosa c’è dentro. Perché non è vero che si ha paura solo di ciò che non si conosce. Alla cultura e alla curiosità di conoscere non c’è bisogno di presentarsi formalmente. Tutti sappiamo che è molto più di un’entità astratta. Semplicemente, non tutti desiderano che diventi la migliore amica di una comunità.
La pecora elettrica avrebbe dovuto riaprire giovedì 7 novembre, aveva invitato tutti a un brindisi per festeggiare l’evento. Una nuova vita resa possibile anche grazie all’aiuto delle persone di Centocelle che vedono quel luogo come punto fondamentale per la rinascita del quartiere. Umani che sognano pecore elettriche.
La pecora elettrica ha bisogno ancora una volta di essere supportata, e mettiamoci l’anima in pace, non sarà l’ultima. Magari non a Centocelle, non a Roma, ma di Pecore Elettriche ce ne sono ovunque. Nel caso specifico, comunque, non si sa chi sia stato, ma qualche certezza ce l’ho.
Sono certo che pensa che Balotelli non potrà mai essere completamente italiano perché è negro.
Sono certo che difende la famiglia tradizionale.
Sono certo che di libri in casa non ne abbia. Perché se ne avesse, non vorrebbe mai vederli bruciare.
Sono certo che, anche se gli piacesse bruciare libri, non abbia mai letto Farhenheit 451 di Ray Bradbury.
Sono certo che non sarà mai amico mio.
Sono altrettanto certo che finché continueremo a far riaprire pecore elettriche, avremo una speranza.
Di restare umani.