Quando ero nella redazione più stimolante in cui abbia mai lavorato, giravano un sacco di tormentoni. Tra cui quello per cui, se dicevi “Nove”, avevi vinto. Nove. Come i film di Star Wars. Perché per noi che eravamo già al mondo quando il primo uscì in sala, i film di Star Wars sono Nove. Il resto, per quanto Rogue One possa essere valido e l’Universo possa essersi espanso, sono divertissement. Ecco perché sono più di trentacinque anni che attendiamo questo Star Wars: L’ascesa di Skywalker.
Lo sappiamo che ormai tutto sarà infinito, e del resto non è poi così blasfemo. Solo se si considera la quantità di lingue parlate da R2-D2, il rimando a universi altri racchiude numeri a cifre che non sappiamo contare. Però per noi, seguaci della Forza ai limiti del credo religioso “Non avrai altra trilogia all’infuori delle tre”. Nove è il numero perfetto. Hai vinto.
Star Wars: L’ascesa di Skywalker – il compimento
Lunga e tortuosa è la strada che conduce alla Forza. E così è stata questa avventura, che francamente, dopo una vita, fatichiamo a credere sia finita, seppur in modo a nostro avviso soddisfacente. Le produzioni si sono avvicendate, come pure le regie. Ma per questo ultimo capitolo è evidente chi ha sempre tenuto il timone. Si può uscire per poco dalla rotta stellare, ma poi chi sa davvero pilotare sono loro: chi lo ha inventato e chi più di tutti lo ha amato, George Lucas alla scrittura e l’inconfondibile mano di J.J. Abrams alla regia. È venuto il giorno, ora sappiamo come va a finire. E nel frattempo, in questo ultimo capitolo il compimento avviene con una quantità di fatti che gli script della trilogia originaria non potevano nemmeno concepire in quegli anni. Il cinema è cambiato, così le Guerre Stellari. Anche se abbiamo anche qui scene di festa, di amicizia, di lealtà, di amore, di integrazione, in linea con il nuovo stile Disney. E anche se il Lato Oscuro snocciola personaggi e avvenimenti vecchi e nuovi. Di un nero che ha subito un po’ troppi lavaggi, in realtà, ma è verso la luce che dobbiamo andare.
Inquadrature epiche, autentici quadri da attaccare in cameretta per generazioni e generazioni a venire. Perché Star Wars è stato per noi ciò che ci auguriamo sarà per chi verrà dopo. Perché se tanto ci si lamenta di prodotti audiovisivi che mandano messaggi sbagliati, forse non vi siete mai accorti di quanto tutto questo sia un gigantesco edutainment, che insegna a vincere anche noi stessi, le nostre paure, le nostre stesse origini. In nome delle Scelte, del Giusto, della Forza, la potenza che genera e regola l’Universo, che risiede in tutti e in ogni cosa, che ci unisce tutti. Tutti, senza alcuna distinzione. E di quanto sia giusto ribellarsi al potere costituito, se questo è ingiusto, se è nero, dittatoriale, generatore solo di odio e sopruso.
Star Wars: L’ascesa di Skywalker – In nome dell’Amore
Non vediamo l’ora di leggere commenti social su quanto questo capitolo finale dividerà i fan. I nerd della vecchia guardia e i nuovi, cresciuti a pane, manga ed effetti speciali, ignari di quanta magia ci fosse in un nuovo animatronic. Guerre Stellari per davvero ci aspettano, con le vostre opinioni. Ma per quanto ci riguarda, ci siamo sentiti a casa, sin dalle prime note del Main Theme, come ogni volta. Giustificando persino i quattro puntini finali, come sempre.
Riferimenti alla storia principale, strizzate d’occhio a quanto già sappiamo a memoria, citazioni nuove, in primis alla Disney e poi ai cult degli anni Ottanta. Come quelle, quasi sfacciate, ai Goonies. Gli eroi sono tutti giovani e belli. Tra le nuove canaglie e gli emo tormentati. Ma su tutti c’è lei, Rey, la raccogli-rottami. La nuova guerriera, con il volto corrucciato e la lacrima facile, con la tempesta dentro e l’amore che sfocia anche dalla punta delle dita.
Il nostro eroe è femmina, ed è un personaggio femminile per davvero. Che fa del suo essere femmina la vera Forza, che non si nasconde quando piange, che non cela la sua sensibilità e le sue insicurezze, ma le convoglia, tutte, in un’unica energia vitale che si connette con la Forza. E che agisce in nome dell’Amore. Sempre e comunque. Costi quel che costi.
Perché questa è una storia d’amore. È sempre stata una storia d’amore.
Contro l’odio, letteralmente imperante nella galassia.
E una saga familiare, con i midichlorian che si concentrano meglio in certi ceppi familiari che in altri. Poco importano le incongruenze (in teoria né un Jedi né un Sith potrebbero avere progenie, dovrebbero abnegarsi ai rispettivi lati della Forza), poco importano i chilometri di pagine che imbratteremo parlandone per anni e anni. Questa è la storia di una famiglia. Ed è una storia d’Amore. Quell’amore che tutto può e tutto governa.
Star Wars è concluso. La Forza è con noi. Sempre.
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