Viene da chiederselo: quando anche i DC Movies troveranno un loro punto di unione? Viene da chiederselo ancora di più dopo Joker: il DC Movies sono davvero accorpabili sotto questa dicitura? Forse provando a escludere quel gioiello e limitandoci ai titoli usciti da un paio d’anni a questa parte, potremmo collocare all’interno anche Birds of Prey.
Team up di donne, nato fra le pagine dei fumetti, che raccoglie sia le supervillain che Batgirl. Ma Batgirl Oracolo, non Cassandra Cain… OK, sorvoliamo, altrimenti bisognerebbe chiedere a tutti coloro che si sono lamentati perché Joker non era fedele al fumetto come la mettiamo con questo oggetto qua.
Dopo Suicide Squad, era evidente che un personaggio larger than life come Harley Quinn abbisognasse di un film tutto suo. Specialmente se interpretata da Margot Robbie, con la sua indiscussa bellezza e il talento che sempre più si manifesta in pellicole di varia natura. Quindi la prima cosa da chiedersi è quando, in effetti, vedremo un film dedicato a Harley Quinn. Anche questa volta è un film corale. Si sono chiamate in causa le Birds of Prey, con tutte le licenze del caso, ma parlare di Harley proprio non si può.
Harley Quinn è un personaggio complicato
Nata all’interno della bellissima serie animata, non sulle pagine dei fumetti, Harley Quinn è uno dei personaggi più recenti nell’universo Gotham. E uno di quelli che più velocemente ha cambiato costume, pelle, modi, mood, lato oscuro e lato chiaro. È un personaggio complesso, di quelli che al cinema si possono portare solo in un film come quello con Joaquin Phoenix, non in un blockbuster. Che poi quello sia stato entrambe le cose, è solo merito del marketing.
Harley ha portato all’interno dei fumetti mainstream delle tematiche underground: l’amore sado-maso, il rapporto master/slave (che non è sottomissione della donna, anzi), l’interdipendenza affettiva, il gender fluid e così via. In pochi anni ha fatto più lei con le sue bizzarre storie amorose che centinaia di paladine del femminismo in tuta da supereroe. Ovviamente con un modo di fare completamente fuori di testa, ma questo è un altro discorso. Provate a pensare a come raccontare anche solo uno dei batuffoli del suo copricapo, per davvero, in un DC Movie. Ecco.
E infatti qui nemmeno ci si prova.
Donne che menano come fabbri: quanto piace ai maschi Birds of Prey
Harley è stata scaricata da Joker – e per lo meno non si fa mai vedere una scena di repertorio e si sostituisce lui con delle animazioni. E non vale più nulla senza il suo uomo accanto. Il suo protettore. La sua identità o colui che gliela ha donata. Come se non fosse stata lei a liberarlo e a consentirgli tutto ciò che è stato dopo, come se non avesse pronunciato lei quel fatidico “I can handle it”. Come altre donna della sua città, vale molto, ma gli uomini che la circondano si prendono tutti i meriti. Oppure usano prepotenza e violenza per mantenere il controllo. E allora cosa fa Harley, insieme a Montoya, Black Canarian, Cassandra (che non è quel meraviglioso personaggio dei fumetti) e alla Cacciatrice? Un bel team up che somiglia tanto a quel Ghostbusters al femminile che non vorremmo mai fosse stato girato. E mena duro. Non c’è nulla che ecciti di più un uomo che una bella femmina in abiti succinti che mena come un fabbro. Meglio ancora se sono due o più le donne che picchiano o si picchiano.
Motivi per vedere Birds of Prey: Margot Robbie
Ora tutto questo potrà sembrare anche femminista… Donne in un mondo di uomini che si emancipano con il concetto di “posso farlo anche io”. Ma non è così. Se un mondo di uomini si afferma basandosi sulla legge del più forte, non è femminista farlo anche noi. Un discorso al femminile, alla pari, porterebbe le peculiarità femminili come armi, altrettanto potenti, come skills e peculiarità da utilizzare verso una propria affermazione e un proprio successo. Questo mi aspetto da un personaggio come Harley Quinn.
Ma le peculiarità femminili ci sono: le protagoniste agiscono matte come i cavalli, senza alcuna progettualità, perennemente in preda a una rabbia premestruale e con discorsi da perpetuo stato di hangover. Un team up di donne, poi, è un covo di vipere, sempre pronte a chiamarsi “tesoro” e a farsi i complimenti sul look davanti a un Margarita, per poi pugnalarsi alle spalle, le une con le altre, alla prima occasione. Con tanti stucchevoli cliché, verrebbe da pensare che lo script sia firmato da un uomo. E invece no: Christina Hodson è decisamente donna e – aiuto – firmerà anche la sceneggiatura del film su Batgirl.
Ma noi donne non avevamo anche la progettualità, la pianificazione, la capacità di team buiding come cliché, per esempio?
In tutto questo, come già in Suicide Squad, si staglia Margot Robbie. Che non ha più nemmeno un bel look: costumi orrendi e capelli che non le donano, tatuaggi trap su viso e cosce, scombinati e insignificanti… ma riesce a infondere quel guizzo di umanità, disperata e cieca, quella consapevolezza di sé eppure bisogno del suo Joker, quel passato così duro dal quale si è affrancata solo studiando, diventando chi è – e non è facile, a elenco fatto. Ci riesce, Margot Robbie, e lo fa da sola, senza il supporto di dialoghi a dir poco banali e prevedibili. Ci riesce e lo fa alla grande, nelle pause tra una brutta battuta e l’altra, con le infinite sfumature di quel sorriso folle e triste incorniciato dal rossetto, con gli occhi che si venano, ma poi non piangono. Come ha fatto Phoenix. E sarebbe bello vederli insieme.