Quello che state per leggere è uno scritto molto personale, che vuole farvi scoprire o riscoprire un uomo enorme che ci ha lasciati, ma che tocca inevitabilmente delle corde emotive. Succede ai tempi del Covid-19, ma lui non è morto di questo male. Albert Uderzo aveva novantadue anni, ha avuto un infarto nel sonno, una botta e via. Albert Uderzo era un genio. Albert Uderzo è l’autore del primo fumetto che ho letto in vita mia.
Albert Uderzo, dalla culla alla bara
Già, perché la grandezza di Albert Uderzo, il padre di Asterix il gallico, stava anche e soprattutto in questo: i suoi lavori sono stati sempre leggibili per tutti, su più livelli, dall’infanzia alla vecchiaia. E quindi sin da piccina ho avuto la fortuna di godere della sua arte. In realtà non sapevo ancora leggere, costringevo mio padre a farlo per me. Non ricordo come arrivarono a casa mia quelle graphic novel per ragazzi, ma erano le mie preferite, al posto delle favole della buonanotte. Erano incentrate su Idefix, l’adorabile microscopico cane di Obelix, e quando il quadrupede aveva a che fare con il gallico bebè, dotato di forza sovrumana, io ridevo a crepapelle.
Allo stesso modo, ho conosciuto persone che affermavano di non amare molto i fumetti, di considerarli roba da ragazzini, che poi hanno gustato le strisce di Asterix fino alla fine dei loro giorni. L’ironia di Uderzo abbraccia tutti. La leggerezza con cui Asterix e i suoi trattano le cose del mondo, si preparano alla battaglia, vivono il loro quotidiano, non può che toccare le esperienze di ciascuno. Per questo, oggi, siamo tristi pr la perdita di un gigante, ma nel ricordarlo un sorriso si apre sui nostri volti. E se c’è un Dio lassù, sa bene che spero di essere ricordata in questo modo quando non ci sarò più.
Asterix e gli altri: i simpatici gallici di Albert Uderzo
Asterix è nato nel 1959, a seguito di una crisi. Se Uderzo si fosse arreso alla prima difficoltà, non avrebbe mai deliziato il mondo del suo capolavoro. Daltonico fin dalla nascita, figli di immigrati, ha visto le guerre e il devastante dopoguerra. E questo personaggio così rivoluzionario ha visto la luce solo dopo che il suo genitore fu licenziato dalla testata per cui disegnava. Ma lui ed altri si misero in proprio, fondarono un altro giornale e nacque il gallico. Lui e il suo amico Obelix, la summa dei difetti dei francesi. Asterix è piccolino e scaltro, dotato di una forza sovrumana e biondo. Personalmente ho sempre pensato fosse un piccolo Thor, ma questo è un altro discorso. La forza di Asterix viene dalla pozione del druido Panoramix – che a me ha sempre ricordato Merlino – e c’è un altro gallo che da piccolo cadde nel paiolo: Obelix. Gigante buono, ridanciano, goloso e pigro. La spalla perfetta.
La Gallia è invasa dall’esercito romano, questo piccolo villaggio dell’Armorica resiste da solo grazie a Panoramix e all’unione di questi simpaticoni. La metafora era dichiarata: la Francia si era liberata dall’occupazione nazista solo quindici anni prima.
“Astérix incarna maliziosamente tutte le virtù dei nostri antenati Galli. L’umorismo di René Goscinny e Uderzo vi farà amare questo piccolo guerriero baffuto, personaggio nuovo nel mondo dei fumetti”
Queste le parole che precedevano il primo numero. Personaggio nuovo: verissimo, perché fino ad allora, in Francia, i fumetti erano praticamente tutti crime, action, gialli… Un tipo così buffo, comico, sempre sorridente, che ha fatto dell’umorismo l’arma più potente, anche più del menhir di Obelix, era davvero qualcosa di rivoluzionario, sia nel mondo della nona arte, che del modo di approcciarsi agli argomenti di attualità. Trascorrono i decenni e Asterix è sempre sul pezzo, sempre in grado, con una certa classicità da miti nordici, di interpretare il presente, di dargli una nuova chiave di lettura, una lotta sarcastica e indomita, mai vana, mai superficiale, ma sempre leggera. Un’ironia caustica, ma sempre elegante mai volgare, mai scadente, mai scontata.
Asterix arrivò in Italia nel 1961. Si potrebbe pensare che i romani se la presero per essere i nemici di questo biondo piccoletto, ma non fu così. Era evidente la metafora con il nazismo e i romani, che dell’occupazione avevano ancora le ferite aperte, compresero e fraternizzarono. Il resto è storia: serie animate, film, trasposizioni di ogni tipo.
Ce ne vorrebbero oggi di supereroi così, in grado di darci forza facendoci sorridere. E forse non è un caso che Uderzo abbia voluto farsi notare un’ultima volta, uscendo di scena in silenzio ma non troppo, ricordandoci che dobbiamo ridere, anche ai tempi del Coronavirus.