George Reeves, Christopher Reeve: due attori belli e aitanti, con una solida esperienza teatrale e un discreto talento, scelti in epoche diverse per indossare il costume di Superman, l’uomo d’acciaio.
Il secondo, dopo quattro film e una carriera con alcune soddisfazioni anche lontano da Metropolis (I Bostoniani e Quel che resta del giorno, diretto da James Ivory, tanto per dirne un paio), ha dimostrato al mondo di essere davvero un uomo fuori dal normale, lottando per anni immobilizzato dal collo in giù, dando speranza a migliaia di persone nella sua condizione.
George Reeves non ha avuto la stessa forza d’animo sovrumana
La sua carriera sembrava essere partita alla grande, con una piccola parte in Via col vento, per tutti gli anni Quaranta Reeves lavora moltissimo, una trentina di film sempre con ruoli più o meno di rilievo (tra cui ricordiamo almeno Bionda fragola di Raoul Walsh, al fianco di Rita Hayworth e James Cagney).
Alla fine del decennio arriva la televisione. George Reeves riesce a ottenere il ruolo principale nel serial Le avventure di Sir Galahad. Ottimo contratto alimentare, nella speranza di riuscire a fare il salto di qualità da molti anni sperato. Nel frattempo conosce Toni Mannix, splendida moglie di un produttore di una major connesso con la malavita, e ne diventa l’amante. Una relazione che gli porterà pochissimi benefici, se non quello di indossare dal 1951 in poi il costume di Superman, ruolo che finirà ben presto per odiare.
Fino al 1958 sono poche le possibilità di allontanarsi da Lois Lane e il Daily Planet, ma quando capita succede per mano di Fritz Lang (Rancho Notorious, con Marlene Dietrich, Gardenia Blu con Anne Baxter) e Fred Zinnemann che gli offre un ruolo in Da qui all’eternità.
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Ma si tratta purtroppo di lampi, l’attore è ormai prigioniero del personaggio, anche lontano dal set è costretto a condurre una vita non sua. Nel frattempo la sua relazione con Toni, donna oltretutto più anziana di lui, finisce e lei non sembra prenderla proprio bene, se è vero che pochi mesi prima della sua morte Reeves ha un tremendo incidente d’auto, dal quale si salva per miracolo e che molti sospettano essere non casuale, ma provocato da un sabotaggio. Eddie Mannix, infatti, pur tollerando l’infatuazione della moglie, non aveva proprio in simpatia il giovane stallone della consorte, e resta tuttora lui uno dei maggiori indiziati della sua morte.
Ma non si è trattato di suicidio? Apparentemente sì, ma l’indagine è stata condotta in maniera sommaria dalla polizia e oltretutto nel 1959 non c’era il detective Grissom della scientifica a indagare con tutti i suoi mille ritrovati scientifici. Ci sono comunque alcuni elementi interessanti da considerare. Prima di tutto, Reeves non era affatto senza lavoro dopo aver lasciato Le avventure di Superman, era pieno di proposte. Stava per sposare la nuova fidanzata e aveva organizzato un viaggio in Spagna, con tanto di biglietti già acquistati. Certo non è così che si comporta un uomo depresso sull’orlo del suicidio.
Il mistero sulla sua morte resterà, così come tanti altri sono i casi irrisolti nella terra delle Stelle. L’enigma più grande rimane sempre capire com’è possibile che un personaggio fantastico possa far scomparire un essere umano in carne e ossa. Prossimamente lo potremmo chiedere a Peter Parker…