Certa gente ha proprio tutte le fortune! A George Clooney non bastava essere bello e avere quella faccia da schiaffi insopportabile agli uomini e attraente più della cioccolata alle nocciole per le donne. No, doveva anche saperle far ridere (da sempre la virtù indicata universalmente dal gentil sesso come la migliore per essere conquistate) e avere delle belle mani (scusa che ogni ragazza ha pronunciato per non ammettere che stava fissando un fondoschiena bello sodo).
E ancora: il fascino non gli manca, ha quella gestualità sensuale, ma garbata, quella voce calda, suadente, che esce da quel sorriso malandrino… Ed è pure bravo. Come attore sì, ma anche come regista e autore di storie interessantissime da raccontare. Del resto, il dono di intrattenere è innato. Come se non bastasse “Gorgeous George” (è così che lo chiamano gli amici) è anche una persona molto intelligente e preparata. Insieme a Steven Soderbergh ha messo su una sorta di movimento artistico anti-hollywoodiano all’interno della stessa Hollywood. E sentirlo parlare è un vero piacere: incanta come pochi.
George Clooney è stato baciato dalla fortuna
Ma se qualcuno glielo fa notare, con gran classe ci scherza sopra:
“Dite che sono bello, ricco, pieno di talento, generoso, politicamente e socialmente impegnato, insomma praticamente perfetto. Ma abbiamo tutti dei lati oscuri: se mi aveste incontrato ieri notte tra i corridoi del Cipriani, completamente sbronzo di Bellini, ne avreste scoperto uno”
Lo disse scherzosamente alla stampa alla 62. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove il suo Good Night and Good Luck era dato come super favorito, in un testa a testa senza esclusione di colpi con il poi vincitore I segreti di Brokeback Mountain.
George Clooney però può scherzare quanto vuole
Intanto colleziona belle donne come fidanzate e amanti. Non c’è nessuna che riesca a resistergli. Solo tra le colleghe ne conta svariate: Talia Balsam (figlia del grande caratterista Martin Balsam, donna con cui è stato sposato quattro anni), Renée Zellweger, Mariella Frostrup, Krista Allen, Lisa Snowdon e chissà quali altre… Perché George è anche un gentiluomo e non si sognerebe mai di raccontare qualcosa che una donzella gli ha chiesto di mantenere segreto.
“Ci vado piano a raccontare ai giornalisti la mia vita personale: se la raccontassi che razza di vita personale sarebbe?”
In ogni caso, diventare suo amico fa indubbiamente entrare in una bella compagnia di artisti e teorici del cinema di qualità.
Del resto lui la notorietà e la capacità di gestirla al meglio ce l’ha nel sangue. Suo padre, Nick Clooney, è stato telecronista e presentatore di un talkshow. Da giovanissimo, anche George Timothy provò a seguire le orme del padre, diventando giornalista e tentando la carriera dell’informazione televisiva. Purtroppo non gli andò bene: capì di non avere talento. Guardando il suo gioiellino in bianco e nero, viene da chiedersi se il personaggio meravigliosamente interpretato da David Strathairn sia più simile al vero Edward Murrow o se George si sia piuttosto ispirato a suo padre, anchorman della “vecchia guardia”.
“Edward Murrow era un bravo giornalista, e di bravi giornalisti ce ne sono ancora. Mio padre è ancora un giornalista ed è uno che sa fare il suo lavoro. Lui, come faceva Murrow, sa cosa vuol dire dare una notizia e calcolare che tipo di reazione avrà sul grande pubblico. C’è differenza tra creare scalpore e informare la gente perché si renda conto di ciò che le accade intorno”.
Non fu l’unico fallimento della sua vità. Si iscrisse alla Northern Kentucky University, per poi mollare anche quella. Provò la strada del baseball, con i Cincinnati Reds, ma non ha passò le selezioni. A quel punto approdò alla recitazione, spronato dal cugino Miguel Ferrer.
Non aveva soldi, non chiedeva aiuti a suo padre, andava ai provini in bicicletta e dormiva nello sgabuzzino di un suo amico. Il suo primo film, che vedeva come protagonista Charlie Sheen, non è mai stato distribuito. In compenso è stato visionato da una gran quantità di produttori che hanno memorizzato la faccia da schiaffi di George.
Ma non a sufficienza, dato che sostenne per ben cinque volte il provino per il ruolo di JD, il cowboy sexy di Thelma e Louise. La parte andò poi a Brad Pitt, che fu lanciato nell’Olimpo delle star proprio grazie a quel personaggio. George però non gli ha mai serbato rancore: Brad è notoriamente il suo migliore amico.
Anche oggi talvolta qualche volta gli va male. Desiderava ardentemente il ruolo di Jake in Sideways, ma Alexander Payne, proprio perché è una star troppo brillante, non ha voluto concederglielo, preferendogli Thomas Haden Church.
“Lo stiamo perdendo!”
A sentirlo parlare oggi, non si direbbe lo stesso attore che gridava questa battuta in ogni puntata di ER – Medici in prima linea, e nemmeno il protagonista di tanti film facilmente dimenticabili.
“Anche io ho fatto pessimi film, che però hanno insegnato alla gente per quale motivo non si dovrebbe andare al cinema. Poi ci sono e ci sono state tante opere che possiamo tranquillamente considerare degli eventi sociali, oltre che artistici. Quelli ti insegnano perché si deve andare al cinema. Parlo di film come I migliori anni della nostra vita, di William Wyler; I giovani leoni, di Edward Dmitryk; Indovina chi viene a cena e, più recentemente, Philadelphia, il primo film che ha realmente sollevato il dibattito sull’AIDS. Anche se non si possono considerare istruttivi in senso assoluto, perché non si tratta di documentari, riescono a centrare un obbiettivo in ogni caso, e questo è un bel risultato”.
Non che lui rinneghi film come The Pacemaker, è solo che sa fare di meglio.
“Non sono uno snob, mi piace anche fare pellicole di puro intrattenimento, ma quando giri un film come Good Night and Good Luck – o Three Kings – opere che provocano e ti mettono un po’ nei guai in ogni caso, allora è divertente e piacevole aprire il dibattito. È di questo che vado maggiormente fiero”.
Oggi, il bel tizio dal mento pronunciato (che tanti uomini avrebbero voluto prendere a pugni, mentre le rispettive fidanzate avrebbero preferito coprire di baci), non ha più bisogno di accettare lavori di cui non andar fiero in futuro. Ha addirittura fondato due case di produzione: la Left Bank per il cinema e la Mirador Entertainmente per i film televisivi. Con quest’ultima ha messo in piedi un’operazione oggi impensabile per qualunque produttore perché piena zeppa di rischi non calcolabili.
“Era un tempo in cui accendevi la radio e trovavi sempre Frank Sinatra che cantava. Le cose sembravano tutte più facili allora: bianche o nere, giuste o sbagliate. Anche se ovviamente non si può generalizzare: un afroamericano non ha un buon ricordo degli anni Cinquanta, a causa della segregazione razziale, così come una donna non poteva sperare di guadagnare quanto un uomo, facendo il suo stesso lavoro. Eppure mi piace pensare che, come in Mezzogiorno di fuoco, era più semplice stabilire cosa era giusto e cosa sbagliato”
E il bello, talentuoso, generoso (insomma, il fortunatissimo) George, la sua idea di giusto e sbagliato se l’è fatta già da tempo, non è un mistero per nessuno il suo impegno politico e il fatto che spesso si esponga in prima persona con dichiarazioni e atti scomodi.
“Sono stato al G8 del 2005. Ho incontrato Pat Robertson, leader cattolico conservatore e quindi quanto di più lontano dalle mie idee politiche e sociali. Eppure ci siamo trovati immediatamente d’accordo su quali possano essere le uniche proposte reali e pratiche per arrivare a una soluzione dei problemi del continente africano. Sarebbe bello se si potesse sempre avere una chiara distinzione di ciò che è giusto o sbagliato, non dei buoni e dei cattivi. Quello è davvero difficile perché ci sono state tante persone buone che, anche involontariamente, si sono macchiate di atti molto cattivi”.
“È stato un puro caso trovare un taglio che mi doni così tanto. Per il personaggio di Seth Gecko volevo un look un po’ pazzo e ho scelto il taglio da gladiatore romano perché mi sembrava pratico e da duro. Poi questo taglio è diventato popolarissimo e per me molto positivo…”
Se Seth Gecko era un po’ pazzo, George stesso non è da meno nella realtà: non sono un mistero per nessuno le sue follie per entrare in un personaggio. Solo per girare Syriana, è ingrassato circa 15 chili, situazione che lo ha poi portato a rompersi una vertebra cervicale e a lesionarsi il midollo con un versamento del liquido spinale. Il tutto aggravato dal fatto che, lungi dal sottoporsi ai controlli che gli erano stati consigliati, lui ha preferito cimentarsi in partite di basket con il resto del cast, finendo poi in ospedale in gravi condizioni, tanto che le sue innumerevoli fan sono rimaste col fiato sospeso quando si temeva per la sua vita.
Non contento, prima di sottoporsi all’operazione definitiva che lo rimetterà in sesto, ha ordinato ai medici di rattopparlo al meglio per lasciargli girare ancora un altro film, Michael Clayton, di Tony Gilroy. Risultato? I farmaci che gli vengono somministrati non bastano e George ha degli improvvisi e fortissimi mal di testa e perdita della memoria a breve termine.
Ma questa non è la sua unica follia
Pur soffrendo da anni di una forma cronica di ulcera, Clooney è un noto bevitore. Non solo pubblicizza il Martini (lavoro che gli ha anche procurato una delle sue più belle fidanzate fino allo scorso anno), ma non ha mai nascosto la sua passione per la birra. Mentre lavorava ad Ocean’s Eleven, con il suo manipolo di amici/colleghi, si era persino fatto installare un impianto di spillatura di bionda in camerino, tanto per fare un break tra una ripresa e l’altra…
Questo senza contare il più grande amore della sua vita: Max, il maiale che gli fu regalato da Kelly Preston (oggi moglie di John Travolta) nel periodo in cui dividevano un appartamento a Los Angeles. Una curiosità: la domanda sul maiale gli viene posta regolarmente dai giornalisti ogni volta che viene a tenere una conferenza in Italia. Lui non risponde mai perché è più preoccupato della privacy del suo maiale che della propria. O forse ha paura che Richard Gere improvvisamente lasci perdere il buddismo e se lo mangi? A proposito: George e Richard sono gli unici due uomini a essere mai finiti sulla copertina di Vogue!
George Clooney ha un ottimo rapporto con l’Italia
Il periodo di convalescenza dopo Syriana lo ha voluto trascorrere proprio nella sua splendida villa sul Lago di Como, nonostante i suoi medici gli sconsigliassero lo spostamento, e sta cercando di fare in modo che anche il suo amico Brad Pitt ne acquisti una accanto alla sua (tanto per far morire d’infarto ogni donna che passeggi da quelle parti e li incontri insieme). Inoltre ha deciso di acquistare la spiaggia sottostante la villa al solo scopo di rimetterla a posto e prendersene cura lasciando libero accesso agli abitanti locali e ai turisti.
L’unico difetto (da un punto di vista femminile) che si potrebbe attribuirgli è il non desiderare figli in nessuno modo. Michelle Pfeiffer e Nicole Kidman, entrambe sue partner su due diversi set, una volta hanno scommesso 10.000 dollari a testa che avrebbe ceduto e sarebbe diventato padre prima di compiere 40 anni. Il giorno del suo quarantesimo compleanno, avendo perso la scommessa, le due dive gli hanno inviato un assegno ciascuna. Il gentiluomo ha rispedito i titoli di pagamento al mittente raddoppiando la posta in gioco e scommettendo che non avrà figli nemmeno prima dei 50.
La star più amata del mondo è tutto questo e molto di più
Chissà quanto di lui dobbiamo ancora scoprire, dato che questo è solo il suo film da regista (o da “Capitano della nave”, come lui ama definire chi grida “Azione!”). Intanto lui è capace di fornirci ottime ragioni per non perdere questo prezioso film in bianco e nero.
“È arrivato il momento di far sapere come in America la paura venga usata per togliere alla gente i suoi diritti civili e allo stesso modo è importante discutere delle responsabilità che hanno le multinazionali proprietarie dei network nella manipolazione delle notizie. Sally Shean, che ha protestato per settimane di fronte al ranch del Presidente Bush per la morte di suo figlio in Iraq, è stata addirittura arrestata, definita una comunista e accusata di esser membro di cinque organizzazioni indicate come sovversive, di cui io stesso sono membro. La storia di Edward Murrow è una grande storia. E quando giri un film quello che racconti è fondamentalmente un atto di coraggio”